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Umberto Vivarelli

Nato nel 1919 e mancato il 7 giugno 1994. Amico ed erede spirituale di don Primo Mazzolari, è stato collaboratore di Adesso.

Dal ricordo di Giannino Piana apparso su Avvenire del 12 giugno 1994:

Milanese di origine, era entrato giovanissimo nell'ordine dei Carmelitani. Ma la sua vocazione di prete di frontiera lo aveva ben presto portato a scegliere il ministero pastorale in una poverissima parrocchia del Polesine. Negli anni difficili della ricostruzione postbellica, egli era diventato noto al pubblico italiano per la conduzione della prima trasmissione religiosa della televisione. Sono state proprio quelle immagini, ancora imperfette e tremolanti, a rivelare la forte personalità di Padre Umberto, che irrompeva nelle case portando un messaggio di impegno e di speranza.
A plasmare questa personalità ha senz'altro concorso la lunga e fraterna amicizia con don Primo Mazzolari e la collaborazione alla rivista «Adesso», di cui è stato condirettore (insieme a Mario Rossi) nell'ultima e travagliata stagione della sua pubblicazione. Gli articoli di Padre Umberto, riletti a distanza di tempo, conservano la freschezza di una testimonianza straordinariamente viva, mai smentita nel corso di tutta la sua esistenza. L'incontro con don Primo, la cui figura egli spesso rievocava con grande tenerezza, ha segnato profondamente la sua vita interiore, caratterizzata da una spiritualità spoglia ed essenziale, affinata dal contatto quotidiano con la fede della povera gente. «Ho vissuto a lungo - egli scriveva - in mezzo alla povera gente: operai, contadini, braccianti, emarginati. È stata una vera grazia. Tanto mi hanno insegnato, assai più di qualsiasi scuola. Se qualcosa ho potuto dare loro non fu che una "sapienza", non certo una cultura, che andavo insieme scoprendo e leggendo, dentro la loro vita, la vita del Povero. Restituivo loro un dono che arricchiva me, ancor prima di aiutarli ad uscire dalla monotonia e dalla disperazione del quotidiano, con un poco più di speranza e di dignità».
Le vicissitudini personali e l'inquietudine di una ricerca tesa a scoprire i fermenti di novità autentica presenti nella Chiesa del post-concilio hanno condotto Padre Umberto a vivere, negli ultimi trent'anni, diverse esperienze, fino a condividere con Padre Turoldo un lungo periodo di vita comunitaria a Sotto il Monte. Qui è iniziata la sua collaborazione, mai interrotta, alla rivista «Servitium» dove comparivano puntualmente le sue riflessioni sui grandi temi della giustizia e della solidarietà, dei diritti degli ultimi e della pace.
L'impegno di Padre Umberto si è sviluppato in più direzioni, con un'attenzione privilegiata alle situazioni di marginalità, non solo di casa nostra. Molti ricorderanno la sua partecipazione entusiasta al movimento "Mani tese" e la sua costante presenza ad incontri e convegni dedicati alle grandi questioni dello sviluppo internazionale. Il vangelo possedeva per lui una carica rivoluzionaria, che doveva condurre quanti vi aderivano ad una lotta inesausta per la liberazione di tutti gli uomini, soprattutto dei meno garantiti.
Ma l'azione di Padre Umberto non era rivolta solo a denunciare le ingiustizie, bensì soprattutto a restituire voce a coloro che non hanno voce nella nostra società e che sono invece portatori di un messaggio di vera profezia evangelica. Nell'introduzione ad un suo prezioso libretto del 1984 La cattedra dei poveri, egli così si esprimeva: "Raccolgo qui alcune riflessioni che mi hanno accompagnato lungo i miei quarant'anni di ministero sacerdotale. Sono le certezze semplici e sconvolgenti che mi hanno insegnato e regalato i miei poveri, quelli in mezzo ai quali ho avuto la sorte di vivere, soffrire, sperare... È la inesauribile ricchezza e la implacabile verità della Parola fatta Carne, che mai sono riuscito a capire fino in fondo e che insieme rimane richiamo, pungolo, sogno, passione della mia avventura di uomo, di cristiano, di prete. Dentro ancora porto la nostalgia di quella esperienza che ho potuto vivere con loro, e il tormento salutare di averli sempre poco capiti e amati".
Padre Umberto era consapevole che i poveri sono coloro ai quali dobbiamo guardare se vogliamo ricuperare l'autentica sapienza della vita. Per questo egli si è sforzato di accostarli, senza mai presumere tuttavia di potersi identificare con loro. Ed ha saputo renderne trasparente la lezione come stimolo efficace per tutti.
La testimonianza che egli ci ha lasciato conserva intatta la sua attualità. Anzi in questa fase storica, in cui un generale processo di livellamento sembra sommergere tutti i valori, essa diviene ancor più significativa ed irrinunciabile.

Su Internet è reperibile il ricordo di Enrico Peyretti: Umberto Vivarelli, prete anarchico, uomo di Vangelo.

Fra i suoi scritti:

  • La difficile fede cristiana, La Locusta, Vicenza 1964;
  • Messa viva, La Locusta, Vicenza 1970;
  • La cattedra dei poveri, Ed. Cens, Liscate-Milano 1984;
  • La strada della Croce, Ed. Cens, Liscate-Milano 1984.
Umberto Vivarelli ha tenuto i seguenti incontri di "Fine Settimana" (o precedenti):
  • Di fronte agli uomini e di fronte al Cristo: don Primo Mazzolari, 17 marzo 1972;
  • Il cristiano dell'occidente di fronte al Terzo Mondo, 23 marzo 1973.
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