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La donna nella Bibbia

sintesi della relazione di Giuseppe Barbaglio
Verbania Pallanza, 11 marzo 1977

Nell'accostarsi alla Bibbia occorre tener presenti due livelli: lo spessore culturale e il messaggio di fede.

1. Una cultura patriarcale

  1. Lo stesso linguaggio evidenzia il ruolo subalterno e dipendente della donna. Lo stesso nome donna (in ebraico ishà) deriva da uomo (in ebraico ish). La donna inoltre si rivolgeva al marito chiamandolo "mio padrone".
  2. Il racconto della creazione di Genesi 2 rappresenta la fede israelitica da un punto di vista maschile. Derivata dalla costola in aiuto all'uomo, strumento affinché l'uomo possa superare la sua solitudine, la donna è sì superiore con l'uomo al mondo animale, ma in funzione dell'uomo.
  3. L'ultimo comandamento, come è espresso in Esodo 20, rappresenta il divieto rivolto ad un maschio di tentare di prendere possesso di ciò che appartiene ad un altro maschio, e cioè la casa, la moglie, l'asino, il bue...
  4. Nel cap. 24 del Deuteronomio si parla del divorzio come di un diritto che riguarda solo il marito e per motivi di responsabilità della moglie, quali l'adulterio (scuola rigorista) o altri motivi più futili (scuola lassista).
  5. Nella prima lettera ai Corinti Paolo interviene per mettere ordine nelle assemblee liturgiche. A Corinto, città cosmopolita, vivace ed anche corrotta, le donne cristiane andavano alle assemblee senza il velo e prendevano la parola. Paolo interviene sostenendo che devono portare il velo, portando queste giustificazioni:
    - solo l'uomo maschio è immagine di Dio (interpretazione rabbinica del cap. 1 del Genesi) mentre la donna è immagine dell'uomo;
    - il capo della donna è l'uomo, capo dell'uomo è Cristo, capo di Cristo è Dio.
    Il velo deve essere quindi portato dalle donne come segno di sudditanza.
  6. In Efesini 5 Paolo fa due esortazioni:
    - ai mariti di amare le proprie mogli, come amano il proprio corpo;
    - alle mogli di essere sottomesse ai loro mariti in tutto.

2. Il messaggio di fede

La Bibbia ci presenta come immagine costante la sudditanza della donna nei confronti dell'uomo. Questo non vuol dire però che la parola di Dio, il messaggio di fede siano per l'inferiorità della donna. Occorre distinguere tra spessore culturale e dato di fede perché la parola di Dio non è presente nella Bibbia allo stato puro, ma è parola scritta da persone condizionate da una cultura.
Per cogliere il dato di fede devo tener presente le due grosse esperienze che stanno l'una al centro dell'Antico Testamento e cioè l'Esodo, l'altra al centro del Nuovo Testamento e cioè Gesù Cristo.

a. L'Esodo

L'Esodo, oltre ad essere un fatto di liberazione economica e politica, ha rotto anche quella struttura fondamentale presente nella società egiziana, secondo cui la realtà veniva divisa in padrone e servi. Dio era il grande padrone, il Faraone figlio di Dio. La religione egiziana quindi divinizzava il potere dividendo tutta la realtà in padrone e servi: Dio e uomini, Faraone e sudditi, padre e figli, marito e moglie.
L'esodo è stato per gli ebrei una liberazione radicale, facendo loro vedere che la realtà non è così divisibile, che Dio non è il padrone degli uomini, che il capo, il padre, il marito non sono i padroni.
Nell'alleanza le persone sono poste su di un piano di parità, non una al di sopra dell'altra, ma una con l'altra. Ma nonostante questa esperienza profondamente liberante dell'Esodo gli ebrei non compresero a fondo che il Dio dell'Alleanza rimetteva in discussione i vari padroni esistenti nella società e nella famiglia israelitica. Il condizionamento culturale era troppo forte.

b. Gesù Cristo

  1. Gesù si pronuncia contro la legge divorzista ebraica che era a solo vantaggio dell'uomo, e toglie così il diritto padronale del marito nei confronti della moglie, opponendosi a secoli di tradizione.
  2. Nell'ambiente giudaico per un rabbì era assolutamente disdicevole parlare in pubblico con una donna. Gesù si mostra libero da questi condizionamenti:
    - parla, accoglie, si fa lavare ed asciugare i piedi da una donna di strada;
    - un gruppo di donne segue stabilmente Gesù;
    - le donne sono le prime ad annunciare la resurrezione.
  3. Nella disputa tra i discepoli, in Marco 10, su chi è il più grande, Gesù afferma che, mentre i capi di questo mondo signoreggiano, tra i suoi discepoli il primo deve essere l'ultimo, come il Figlio dell'uomo che non è venuto per essere servito ma per servire.

L'avvenimento dell'Esodo e quello di Gesù Cristo sgominano ogni padrone in cielo e sulla terra e quindi anche ogni padronato nel rapporto uomo-donna.

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