Incontri di "Fine Settimana"

chi siamo

relatori

don G. Giacomini

programma incontri
2018/2019

corso biblico
2023/2024

incontri anni precedenti
(archivio sintesi)

pubblicazioni

per sorridere

collegamenti

rassegna stampa

preghiere dei fedeli

ricordo di G. Barbaglio

album fotografico

come contattarci

Pace, guerra e autonomia dei popoli in medioriente

Il conflitto fra israeliani e palestinesi

sintesi della relazione di Giuliano Della Pergola
Verbania Pallanza, 13 dicembre 2003

Il conflitto più complicato al mondo, quello tra israeliani e palestinesi, necessita, per una sua conoscenza e interpretazione, di alcune premesse.

stesso padre, ma madri diverse

Innanzitutto, secondo il racconto della Genesi, Abramo, a cui il Dio unico aveva promesso una numerosa discendenza, ha una moglie anziana e sterile di nome Sara. Costei, per garantire la discendenza al marito, invita Abramo a congiungersi con Agar, la serva. Il figlio che nascerà, Ismaele, sarà il capo degli Ismaeliti, cioè degli arabi. Anche Sara successivamente avrà un figlio, Isacco, da cui discenderà Israele e cioè gli ebrei.
Gli arabi e gli ebrei sono fratellastri: hanno lo stesso padre, ma madri diverse. Ismael, primogenito ma figlio di schiava, è colui che è libero come un onagro, come un mulo selvatico che non si lascia mettere la cavezza al collo. Israel, secondogenito ma figlio della moglie legittima di Abramo, è colui che lotta. Gli ismaeliti sono un popolo libero, gli israeliti un popolo che lotta.
Dalla madre diversa derivano una lingua madre diversa e una terra madre diversa.

dal 70 d.C. un'altra storia

Nel 70 d.C. i romani conquistano definitivamente la Palestina, imponendo agli ebrei, rigorosamente monoteisti e antiidolatri, l'adorazione dell'effigie dell'imperatore romano. Gli ebrei capiscono che non c'è più posto per loro in quella terra e si disperdono a sud e a nord del Mediterraneo. Vivono per molti secoli, sefarditi e ashkenaziti, come semicittadini, residenti ma stranieri. Vivono in gruppi e comunità più per motivi religiosi (occorre essere in dieci persone di sesso maschile per poter celebrare lo shabbat) che per motivi politici e sociologici. Formano così rioni, detti giuderie, che non hanno inizialmente carattere costrittivo e che solo a partire dal 1516 saranno chiamati ghetti.
Momenti di tensione si verificavano soprattutto durante la settimana santa, in quanto gli ebrei erano accusati della crocifissione dei Gesù.
Come semicittadini pagavano le tasse per poter risiedere, non potevano iscriversi all'albo delle arti e delle professioni, erano loro interdette le funzioni pubbliche, potevano invece, al contrario dei cristiani, fare i prestiti ad interesse...
Nel frattempo la terra di Palestina non era rimasta disabitata. Altri si installarono in quelle terre e in quelle città, gli arabi, gli ismaeliti, accanto a minoritarie comunità ebraiche. L'islam è una religione tollerante, in particolare per i seguaci delle religioni del libro, ebrei e cristiani, che hanno ricevuto la prima e la seconda rivelazione, precedenti alla rivelazione definitiva data a Maometto.

nascita dello stato palestinese e la "naqba" palestinese

Nel 1947 un voto dell'ONU consente agli ebrei di riappropriarsi della propria terra, dopo lo spaventoso genocidio perseguito dal nazismo. Israele nasce dalle lacrime. In terra d'Israele sopraggiungono i sopravissuti di Auschwitz, mentre l'intero mondo era in preda a un sentimento di orrore per quanto era successo. Sia l'Unione Sovietica che gli Stati Uniti furono tra i sostenitori della nascita del nuovo Stato, che venne proclamato il 15 maggio del 1948 da Ben Gurion.
Lo stato di Israele non era nato all'improvviso. Era stato preceduto e favorito dal movimento sionista, sorto nella seconda metà dell'Ottocento, un movimento nazionalista risorgimentale che persegue l'ideale di dare una terra agli ebrei.
Navi colme di ebrei lasciano i porti europei per raggiungere la terra di Israele. Questo movimento si intensifica dopo Auschwitz, aiutato dalla propaganda sionista che proclamava la pietosa bugia di una terra senza popolo per un popolo senza terra. È quanto si sosteneva nelle scuole ebraiche. In verità quelle terre erano abitate da centinaia di anni da altri.
Con la proclamazione dello Stato di Israele vi è la prima guerra arabo-israeliana, con ottocentomila palestinesi che andarono a vivere nei campi profughi dell'ONU. I palestinesi la chiamano "naqba", distruzione, catastrofe.
D'ora in poi tutto ciò che va verso la sicurezza degli uni va verso la insicurezza degli altri, tutto ciò che va verso l'autonomia degli uni va verso la distruzione degli altri.

il conflitto tra ebrei

Ma anche tra gli ebrei c'è un conflitto spaventoso. Per i rabbini la costruzione dello stato di Israele poteva avvenire solo nel tempo della venuta del messia, mentre lo stato di Israele è sorto come compimento del sionismo, un movimento non religioso, ma politico sociale ed economico. I grandi nemici di Herzl e di Ben Gurion furono i rabbini. C'è odio tra rabbini e laici in Israele, con motivi di grave contrasto. Dai religiosi è ritenuto una cosa abominevole la prospettiva di laicizzare la lingua ebraica che si utilizzava solo nelle sinagoghe per la preghiera.
La proclamazione di uno stato "ebraico" da parte di Ben Gurion è fonte di confusioni. Dal punto di vista ebraico non significa nulla, dal punto di vista statale è solo fondamentalismo. Se le leggi sono fatte in base al diritto, lo stato di Israele non è uno stato ebraico, ma uno stato come qualsiasi altro. Se le leggi sono fatte sulla base della Torah, siamo in uno stato fondamentalista.
Le leggi in Israele sono fatte dai 120 parlamentari della knesset, come in qualsiasi democrazia, ma devono essere supervisionate dai Rabbini, con grave nocumento per l'autonomia dello stato.
La proibizione del comandamento ebraico "non uccidere" vieta la guerra, difficile per un paese che si sente accerchiato da milioni di nemici. La contraddizione è superata esonerando gli ortodossi dall'andare in guerra.

le forme della pace possibile

Nel 1967, con la terza guerra arabo-israeliana, Israele occupa la striscia di Gaza, le alture siriane di Golan, la Gerusalemme araba e la Giordania occidentale, rendendo ancor più conflittuale la relazione tra israeliani e palestinesi. La Giordania stabilisce proprio confine sul fiume Giordano. Il West bank, occupato dagli israeliani, è un'area ricca delle più grandi memorie ebraiche, cristiane e musulmane. È una terra intensamente abitata da islamici, soprattutto nelle città di Nablus e Hebron. Questa terra occupata dagli israeliani diventa il luogo in cui i palestinesi acquistano una consapevolezza nazionale, la coscienza di essere un popolo. Ma la loro identità nasce in quanto si è nemici di Israele. Ismaele e Israele stabiliscono non l'alleanza dei fratelli, ma l'odio mortale per la terra.

per una federazione binazionale e bilinguisica

Due posizioni escludono per principio la pace: quella dei coloni israeliani che vogliono occupare tutta la West Bank, e quella dei palestinesi che vogliono buttare a mare tutti gli ebrei. In tutti e due i casi c'è solo guerra e distruzione dell'altro.
Perché allora non creare due stati per due popoli? È una soluzione che non funziona anzitutto perché si tratta di una terra arida, senza acqua. Tutta l'acqua scorre nel Giordano, che nasce dalle alture del Golan (per questo occupate da Israele), e poi in territorio palestinese, che può così assetare Israele. Ecco perché Israele non cederà mai questi territori occupati.
Io credo che solo una soluzione federale possa consentire alle parti fortemente ostili di avviarsi a una forma di pacifica convivenza, come è avvenuto in Turchia con Ataturk o nella ex Jugoslavia con Tito. Solo una federazione binazionale bilinguistica comune, dotata di poderose autonomie inviolabili per almeno due generazioni per consentire la ricostruzione di un tessuto umano fortemente compromesso.
È una soluzione oggi non accettata né da israeliani, né da palestinesi. Ma non ci sono alternative. È la soluzione del resto proposta da Hannah Arendt.
Presupposto è la abolizione della legge del ritorno, emanata nel 1950, secondo la quale tutti i 14 milioni di ebrei nel mondo hanno il diritto di andare a vivere in Israele, magari scalzando il diritto del palestinese che vi risiede da centinaia di anni.

nuovi scenari

Il nuovo millennio ha aperto nuovi scenari. Non è cambiato il rapporto drammatico tra palestinesi e israeliani, ma il contesto internazionale in cui si colloca.
Anzitutto i giovani israeliani e palestinesi usano il computer. Ora il computer abolisce le distanze lì dove c'è un posto di blocco ogni 15 metri. C'è così una istantaneità che li accomuna e una storia che li divide. Si apre qualche spiraglio.
In Israele poi non tutti sono convinti di essere andati lì per scacciare o ammazzare i palestinesi, ma per costruire uno stato, per avere una costituzione che stabilisca che tutti sono cittadini a pieno titolo, indipendentemente dalla religione e dalla lingua parlata, per affrontare le diversità linguistiche e dottrinali non come limiti ma come ricchezze.
Infine la questione palestinese è diventata una parte delle rivendicazioni degli islamici contro l'Occidente, è diventata un tassello del conflitto tra islam e occidente, che ha preso il posto di quello tra comunismo e capitalismo. Israele è diventata la punta avanzata dell'occidente in Medio Oriente.
Gli ebrei non sono più i derelitti e gli abbandonati, ma la punta avanzata dell'Occidente potente. È un grande mutamento antropologico.

Login

Valid XHTML 1.0 Transitional Valid CSS!