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Una lettura "laica" di Giovanni 1,1-18 (prologo di Giovanni)

sintesi della relazione di Rinaldo Fabris
Verbania Pallanza, 18 dicembre 1994

Il testo che apre il quarto vangelo è noto come prologo poetico, al quale succede un prologo narrativo che presenta la testimonianza di Giovanni e il passaggio dei primi discepoli da Giovanni a Gesù.
È una composizione poetica, vicina a quella dei salmi, cioè è una prosa ritmica dove gli elementi poetici sono dati dalle immagini, dalle risonanze, dai richiami, in un procedimento per concatenamento.
Secondo la critica biblica questo testo ha una esistenza autonoma rispetto al vangelo. Probabilmente era un inno, cantato dalle prime comunità cristiane, in seguito ampliato con evidenti aggiunte (vv.6-8: Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni... e v.15) espressione di un tentativo di riassorbire Giovanni nell'ottica cristologia, con Gesù unico mediatore e Giovanni solo anticipatore.

la parola rivolta a Dio (Gv 1,1-2)
"In principio era la Parola, la Parola era rivolta a Dio e la Parola era Dio. Egli era in principio rivolto a Dio". È Parola in quanto comunica e unifica. È la Parola rivolta a Dio, come dialogo eterno, parola che dà senso alle cose quando diamo loro un nome. Alla fine del brano poetico si dirà che la Parola è il Figlio Unigenito, che è relazione con Dio.

la parola centro di coesione di tutta la realtà e vita e luce degli esseri umani (Gv 1,3-5)
"Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto. Tutto ciò che esiste in lui era la vita, la vita era luce per gli uomini. La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno soffocata".
Prima della luce si parla della vita: la vita è ciò che dà senso e coesione all'universo.
Poi si parla della lotta immane tra luce e tenebre nel cosmo, nelle vicende storiche e nella vicenda di Gesù. È il conflitto tra vita e morte che caratterizza tutta la storia dell'umanità. Queste espressioni rinviano al problema della morte, della violenza, dell'odio che si abbatterà su Gesù ed accennano anche alla risoluzione che sta dentro un grande processo che dalla creazione iniziale attraversa tutta la storia dell'universo e anche la storia di quel piccolo frammento cosciente che è l'essere umano, la storia di questa parola che era rivolta a Dio, che entra come luce nel mondo.

la presenza della parola luce nel mondo e reazione (Gv 1,9-11)
"Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto" (10). Il mondo non solo cosmologico ma anche antropologico e la gente sta per tutti gli uomini.

l'accoglienza della parola diventa carne in Gesù (Gv 1,12-14)
"A quelli che l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio, i quali credono nel suo nome, non generati da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo (anche questa sarebbe un'aggiunta polemica nei confronti del diritto ebraico di considerarsi figli in quanto generati da Abramo e da Giacobbe) ma da Dio sono generati" (12-13). Il processo della fede rende possibile l'accoglienza della parola come dono di Dio; non dipende dall'appartenenza culturale o etnica, ma è un processo gratuito come la nascita.
Segue il momento centrale dell'accoglienza: "E la parola divenne carne, piantò la sua tenda in mezzo a noi" (14). Tenda (termine non utilizzato nella versione CEI) indica precarietà del nostro vivere. La carne (fragilità) di Gesù è la tenda. Non si dice che la Parola diventa persona umana, ma carne. Subito dopo si dice: vedemmo la sua gloria, gloria di un figlio unico del Padre. Il figlio unigenito è contemplato nell'umanità fragile di Gesù, pieno di grazia e di verità. È lo svelamento della pienezza dell'amore donato, dell'amore che si comunica.

la comunicazione dei beni della parola a quelli che l'accolgono (Gv 1,16-18)
"Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo". Dalla creazione universale si giunge alla parola che entra nella storia, alla comunità che contempla, al confronto con la storia ebraica. La Parola iniziale si identifica con Gesù Cristo. Il percorso fatto è una specie di scoperta progressiva: dall'iniziale interrogativo sul senso delle cose, dell'universo, della storia umana sino al Cristo, quella parola che era rivolta a Dio e che entra nel mondo come luce, accolta dal piccolo gruppo di credenti.

letture laiche di Gv 1,1-18 nella storia

Innanzitutto c'è stata una lettura gnostica. Per gli gnostici il logos è la realtà mediatrice al servizio del demiurgo che crea il mondo materiale e separa il padre buono dalla creazione che è malvagia. Nella lettura gnostica il linguaggio di Giovanni "in lui era la vita e la luce degli uomini" viene utilizzato per parlare delle coppie che rappresentano il progressivo degrado della manifestazione di Dio. Dentro la creazione malvagia ci sono i generati da Dio "non da carne, né da sangue, né da volere di uomo, ma da Dio è stato generato": gli gnostici riferivano questa descrizione all'illuminato, lo spirituale che ha dentro di sé la fiamma di Dio decaduta e che deve essere liberata per poter tornare al rapporto con la luce iniziale.
La lettura cattolica ortodossa invece rifiuta il dualismo tra Dio e il mondo, tra Dio e la storia. È difficile per uno gnostico accettare la formula di Giovanni "e la parola divenne carne".
Mentre la lettura gnostica del prologo sostiene una visione dualistica del rapporto tra Dio e la realtà, tra materia e spirito, il principio della fede cristiana, l'incarnazione, la saldatura della carne con il divino, sembra contrapposto in modo inconciliabile alla concezione greca da cui in parte dipendono anche gli gnostici.
C'è poi una lettura del Logos in termini di razionalità. Logos, nel mondo greco, è identificato con la ragione. Alcuni Padri, che risentono della filosofia greca, parlano del logos come razionalità. In seguito altri pensatori, come Scoto Eriugena e Hegel riprenderanno questa identificazione tra logos e razionalità.

lettura laica attuale

Prima dimensione di una lettura laica è la valenza positiva della realtà cosmica e della storia umana: "tutto è stato fatto per mezzo di lui". La vita-luce vince sulle tenebre.
Secondariamente la parola di Dio che parte dalla creazione, attraversa la storia e in Gesù diventa persona umana, proprio nella persona di Gesù si incrocia con la ricerca umana che emerge dal basso. La parola di Dio incrocia la parola umana. La parola di Dio, in cerca dell'uomo, si incontra con la ricerca dell'uomo.
Laddove c'è relazione c'è vita: in principio è la parola, cioè la relazione. La relazione è la parola rivolta a Dio, la parola è il Figlio unico, la relazione personalizzata. L'incontro tra la ricerca umana e l'autocomunicazione di Dio avviene nell'ambito delle relazioni personalizzate. Quando il dialogo è positivo c'è la vita, quando è negativo si hanno le tenebre della morte.

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