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Problemi morali della penitenza (1)

sintesi della relazione di Giannino Piana
Verbania Pallanza, 12 marzo 1971

Alcuni orientamenti per un rinnovamento del sacramento della penitenza

Il tema della penitenza sarà trattato da un punto di vista pastorale, vedendo quali orientamenti derivano dalla riflessione biblica, teologica storica e psicologica.
Il problema centrale è vedere come oggi sia possibile rinnovare il sacramento della penitenza, partendo da un'analisi della crisi del sacramento per poi indicare alcune linee secondo le quali procedere per un autentico rinnovamento.

Crisi del sacramento della penitenza

La penitenza è uno dei sacramenti più in crisi: segno di tale crisi è la diminuzione di frequenza dell'accostarsi dei fedeli al sacramento.
Parecchi fattori hanno determinato il deterioramento di questo sacramento nel corso della sua storia.

Svalutazione dell'atteggiamento personale di conversione
La confessione è diventata un fatto meccanico, quasi un rito magico, che non consente o non facilita un cambiamento interiore del penitente. Alcuni fatti hanno causato questa svalutazione:
L'obbligatorietà del sacramento della penitenza: il sacramento è sentito come un obbligo, una strada per cui bisogna passare, se si vuol arrivare alla assoluzione dei peccati, e non come qualcosa che abbia in se stesso un valore. La conseguenza di questo è perciò l'abitudinarietà, il considerare il sacramento come un meccanismo insignificante, quasi automatico, che appare come bisogno nelle situazioni di peccato;
L'eccessiva importanza data all'accusa dei peccati, piuttosto che al pentimento interiore. Ciò di cui ci si preoccupa è la denuncia precisa dei peccati (Tridentino: secondo il numero, la specie e le circostanze che cambiano la specie). La conseguenza è una frattura fra virtù della penitenza (atteggiamento di conversione interiore) e sacramento della penitenza.
Il ricorso alla confessione per premunirsi nei confronti di Dio, di cui si ha paura. Conseguenza è la svalutazione dell'aspetto di gioia di fronte a Dio che ci salva e ci usa continuamente misericordia.
Prevalere della dimensione giuridica o giudiziaria. La penitenza è ridotta ad un processo, simile a quello civile. Conseguenza è la perdita di valori autentici.
L'eccessiva importanza data all'assoluzione, con svalutazione delle disposizioni del penitente. Si è troppo insistito sull'efficacia del sacramento in se (ex opere operatum) indipendentemente dalle disposizioni di colui che lo riceve. Conseguenza è la meccanizzazione del sacramento della penitenza.

Perdita della dimensione comunitaria ed ecclesiale
La perdita della dimensione ecclesiale del sacramento è una conseguenza della perdita della dimensione comunitaria del peccato. Il peccato è stato ridotto a un fatto di rottura individuale con Dio e perciò anche la riconciliazione è diventata un fatto individuale ed intimistico.

Eccessiva sottolineatura degli aspetti psicologici e umani, a scapito di quelli sopranaturali e cultuali
Nella confessione erano sottolineati i motivi psicologici, come il senso di colpevolezza (con un'atmosfera di paura e di tensione), l'esigenza di liberazione dal passato come liberazione psicologica, la liberazione automatica dalla colpa intesa in senso psicologico.
Queste sottolineature spingeranno il penitente a ricercare nel prete lo psicologo, colui che è capace di tranquillizzare umanamente e psicologicamente la coscienza. La riduzione del sacramento della penitenza all'aspetto psicologico ha fatto sorgere molte difficoltà e reso il prete meno necessario dell'esperto psicologo.
Difficoltà relative all'accusa, disagio derivante dalla difficoltà nel veder chiaro dentro noi stessi, nel manifestare a fondo la nostra coscienza, nel distinguere l'atto singolo dallo stato di peccaminosità, dalla scelta di fondo, nel discernere il grado di responsabilità delle nostre azioni a causa dei condizionamenti ambientali, educativi ...
Difficoltà relative al pentimento, la sottolineatura eccessiva dell'aspetto psicologico della confessione ha portato a ricercare un pentimento sensibile, molto difficile da provare, confuso con il pentimento religioso.
La perdita del significato cultuale della penitenza, come rendimento di grazie e di gloria alla bontà e misericordia del Signore che ci salva.

Linee secondo le quali procedere per un autentico rinnovamento del sacramento della penitenza

Rivalutare le disposizioni del penitente
Bisogna rivalutare la dimensione personale di conversione nella penitenza, mantenendo una forte connessione tra conversione personale, che si realizza nella vita, e sacramento della penitenza. Il sacramento della penitenza non agisce meccanicamente, automaticamente. L'efficacia del sacramento della penitenza è commisurata alle disposizioni del penitente.
Il sacramento della penitenza presuppone la conversione, non la crea. Questo comporta di ricevere il sacramento con piena partecipazione personale, ricercando nella confessione delle colpe, più che i mille peccati quotidiani, l'atteggiamento di fondo (egocentrismo, la chiusura nei confronti degli altri. il mio non riconoscere di essere peccatore..). Questo comporta, per il prete sopratutto, di entrare in un dialogo personale con il penitente, data la forma attuale della celebrazione del sacramento (sul piano teologico: gli atteggiamenti personali del penitente fanno parte della materia del sacramento)

Rivalutare il significato teologico e soprannaturale del sacramento
Il sacramento della penitenza è soprattutto un fatto di fede, è cioè un dialogo tra Dio e l'uomo che si realizza nella chiesa, in quanto comunità di credenti. Solo in questa prospettiva vanno considerati i vari momenti che compongono la struttura della penitenza. Alcuni esempi:
Il giudizio del prete fa parte della struttura penitenziale. Ma questo giudizio non ha come termine di paragone il giudizio umano, ma il giudizio di Cristo sulla croce, come condanna del peccato e liberazione dell'uomo e cioè come grazia. Cristo sulla croce ci ha prima di tutto liberati, condannando il peccato del mondo in vista della nostra liberazione. Il giudizio penitenziale ha anche come termine di paragone il giudizio finale, in quanto anticipazione del giudizio di grazia della fine dei tempi.
Il giudizio penitenziale perciò non ha nulla a che vedere con il giudizio umano che ha per scopo la condanna del reo.
Il dolore è, in questa prospettiva, l'esperienza concreta da parte dell'uomo del giudizio di Cristo sulla croce nella nostra vita e non tanto un fatto psicologico. È un giudizio in funzione di una liberazione.
L'accusa dei peccati non va considerata come un giudizio istruttorio, (andare a confessare i propri peccati ad un uomo), ma come segno sensibile della conversione interiore.
La soddisfazione o l'imposizione della penitenza non è anzitutto un atto giuridico che ci libera dal reato di pena che rimane nonostante le assoluzioni, ma è esigenza di continuare il processo di conversione. Con l'assoluzione non tutto finisce; la conversione deve continuare nella nostra vita. Il vero reato di pena è il nostro egoismo, è la durezza di cuore che continua. La vera penitenza è la trasformazione di noi stessi, è la conversione continua.
Rivalutazione dell'elemento cultuale, come celebrazione della misericordia di Dio che continuamente ci libera dal peccato.

Superamento dello stretto legame tra confessione ed eucarestia
L'obbligo di confessare i peccati mortali per poter accedere alla comunione ha avuto questi aspetti negativi:
Ha ridotto la frequenza alla comunione. Mentre sarebbe opportuno che la maggioranza o la totalità dei fedeli si accostasse alla comunione, data la sua centralità nella vita di una comunità cristiana.
Ha aumentato eccessivamente la frequenza alla confessione, causando una meccanizzazione della confessione, ridotta a passaggio obbligato alla comunione.
Di conseguenza il sacramento della penitenza non è più visto come una realtà autonoma avente un proprio significato, ma solo come strumento in vista di un altro sacramento.

Rivalutare la dimensione di storicitá della penitenza
Il peccato e la conversione non avvengono mai in un attimo, ma sono sempre legati ad una storia, frutto della evoluzione di una esistenza personale, frutto di un impegno globale. Perché si arrivi ad una opzione fondamentale pro o contro Dio è necessario passare attraverso un lungo itinerario fatto di opzioni particolari che progressivamente rendono più profonda quella scelta, la quale solo successivamente diventa scelta di fondo, che coinvolge la totalità della persona.
La penitenza deve di nuovo, come già avveniva nella penitenza canonica, mettere in luce il movimento continuo di conversione, estendendo maggiormente il processo penitenziale, aiutando il penitente ad operare una vera conversione.
Questo comporta una revisione del rito pastorale penitenziale, con maggiore estensione del processo penitenziale, che aiuti il penitente a convertirsi, a maturare scelte di fondo.

Riscoperta della dimensione comunitaria della penitenza
Nella penitenza antica la dimensione comunitaria era fortemente sottolineata. Tutto il processo penitenziale faceva capo alla chiesa come comunità, e non al prete in quanto singolo. I riti, le benedizioni, le imposizioni delle mani, le preghiere, avvenivano tutte all'interno della comunità, che si sentiva in profonda sintonia con il penitente, aiutandolo nel processo di conversione. Purtroppo nella disciplina attuale la dimensione comunitaria non traspare ed è quasi del tutto emarginata . Il prete è indubbiamente il segno della comunità, ma è un segno abbastanza povero, che perciò dovrebbe essere reso più visibile. Peccato e conversione hanno una precisa risonanza ecclesiale.
Il rinnovamento del rito penitenziale a questo proposito è urgente, con celebrazioni comunitarie della penitenza, da sperimentare.
Concludendo questo primo punto è opportuno fare due osservazioni importanti sul piano pastorale:
1°- Lo sforzo di rinnovamento si deve esprimere concretamente nel favorire una promozione sempre più piena della partecipazione dei fedeli alla realtà sacramentale, che richiede un più stretto collegamento tra sacramento della penitenza e vita.
2°Occorre accettare in questo sforzo dì rinnovamento la legge della gradualità e del progresso. Le espressioni nuove che maturano siano sempre espressioni di una autentica conversione delle coscienze e non solo di una mutazione strutturale.
Ciò che conta prima di tutto è cambiare le coscienze, trasformare dal di dentro l'uomo, aiutarlo a recepire profondamente le nuove istanze umane e cristiane, perché solo così si riuscirà a fargli capire la prassi penitenziale che la chiesa può proporre.

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