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Mutamenti nella famiglia e nella vita di coppia

Tra crescenti difficoltà e nuove opportunità

sintesi della relazione di Carla Lunghi
Verbania Pallanza, 2 dicembre 2006

Gli scienziati sociali cercano di studiare i fenomeni in maniera oggettiva, senza pregiudizi. Come sociologi, non danno giudizi di valore sulla situazione di oggi, ma cercano di leggerla collegandola a dei mutamenti di tipo epocale, strutturale. Ciò che sta avvenendo nell'ambito del privato è un riflesso di quello che è avvenuto a livello di strutture e istituzioni sociali. Per cui occuparsi di una questione intima e privata quale può essere un rapporto d'amore tra un uomo e una donna in realtà per i sociologi significa vedere cosa vi si riflette dei cambiamenti istituzionali.
Saranno presentati anzitutto i cambiamenti che sono intervenuti nell'ambito della relazione di coppia per poi prospettare dei possibili orizzonti che sembrano profilarsi a partire dalla caotica situazione attuale, prescindendo sempre da indicazioni di tipo morale.

la vita di coppia insieme necessaria e impossibile

Nella situazione di oggi l'amore sembra necessario come non mai, ancor più che in passato, e tuttavia allo stesso tempo sembra impossibile, data la fragilità delle situazioni affettive (matrimoni, separazioni, divorzi, famiglie ricostruite...). Da una parte l'ideale del vivere in coppia rimane molto forte, molto pervasivo, molto diffuso anche tra i giovani, i quali hanno come aspettativa di realizzazione affettiva proprio quella di vivere in coppia. Dall'altra parte c'è la constatazione di una realtà sempre più frastagliata. E' come se questo vivere la coppia, un rapporto di coppia o un sentimento d'amore, non avesse più una strada prefissata o un modello preciso, precostituito, ma si trovasse di fronte ad una pluralità, ad una polverizzazione delle possibilità di concretizzazione.
Di fronte a tale situazione il sociologo si chiede come mai oggi l'amore sembra essere così necessario e nello stesso tempo che cosa lo rende impossibile.

il vanificarsi delle forme di aggregazione sociale

La necessità di un forte rapporto affettivo è dovuta al fatto che è rimasto l'unica relazione significativa nella vita di una persona, dato che tutte le altre forme di aggregazione, di appartenenza, di relazione sociale si sono per vari motivi disgregate e vanificate. Oggi la motivazione politica che negli anni settanta aveva una notevole forza aggregante ha perso di mordente, le reti di vicinato quasi non esistono più soprattutto nei grandi centri, si sono allentati anche i legami di parentela. In questo deserto di relazioni alla relazione di coppia, all'amore si chiede tutto.
La relazione di coppia è però sempre più fragile. Famiglia, matrimonio, genitorialità, sessualità non indicano più come in passato modelli chiari su come organizzare la vita di coppia. La polverizzazione e l'evanescenza dei modelli impedisce addirittura la contestazione: non si saprebbe contro chi combattere.
L'amore, secondo molti sociologi, è diventato la nuova forma di religione, il luogo di culto della nostra società secolarizzata, caricato di speranze e aspettative prima impensabili.
Proprio l'assenza di modelli fa sì che l'amore, la relazione a due diventi però il luogo di una continua contrattazione. L'individuo che vuole costruire una relazione intima deve continuamente scegliere facendo ricorso alle risorse personali, vagliando passo dopo passo che cosa mettere in atto con l'altra persona. L'essersi liberati dalla tradizione e dai suoi modelli diventa fonte di conflittualità.

la forza eversiva dell'amore

Per secoli gli ambiti della vita privata sono stati pesantemente controllati dalla società, in maniera esplicita attraverso le istituzioni, in maniera implicita attraverso la rete di parentela. Oggi invece questi ambiti sono fuori controllo, e, proprio per questo, la relazione di coppia, l'amore possono rappresentare una forza eversiva, un mini laboratorio per elaborare nuove forme di relazione sociale. Proprio nell'amore si possono annidare le radici di un profondo cambiamento sociale.
La fragilità e la pluralità dei modelli di famiglia oggi presenti fa sì che tutta la società sia in sofferenza non sapendo come far fronte alle esigenze di una famiglia in frantumi. I politici in parlamento non riescono neppure a mettersi d'accordo su una definizione di famiglia, non sono d'accordo su chi può rientrare in una serie di aiuti o chi ne è escluso.

il processo di individualizzazione

Per molto sociologi gli attuali conflitti e difficoltà che attraversano l'ambito del privato sono una conseguenza diretta del processo di individualizzazione che in modo significativo ha caratterizzato la modernità.
L'individualizzazione è quel processo iniziato con la rivoluzione industriale che ha posto l'accento sulle potenzialità del singolo individuo, il quale, liberato dai vincoli della tradizione, può forse per la prima volta nella storia decidere di sé, del proprio destino, della propria vita. Per la prima volta la vita di ogni singolo individuo viene liberata dalle sicurezze e certezze tradizionali e diviene un compito, una missione che ognuno sceglie sulla base delle proprie aspettative e delle possibilità che incontra. Realizzare la propria vita non è più un compito semplice, non è più aderire a delle tappe prefissate di vita, ma diventa una questione di scelte da operarsi continuamente.

una biografia di scelte in cui tutto è rinegoziabile

I sociologi dicono che la biografia, la vita normale di un individuo, si trasforma costantemente in una biografia di scelte, come se a ogni pié sospinto si dovesse continuamente scegliere tra possibilità e opportunità che poche volte si escludono a vicenda, che molto frequentemente si sommano senza escludersi. Ogni momento della mia esistenza mi impone delle scelte che solo accumulandosi portano in una direzione piuttosto che in un'altra. Quello che non è più possibile fare è il non scegliere, perché non c'è più nulla di prestabilito, né a livello lavorativo né a livello affettivo.
Tutto è in qualche modo rinegoziabile, rigiocabile, tutto in qualche modo sospeso e ripreso. Pensiamo alla stessa scelta matrimoniale: cinquant'anni fa l'idea di poter sospendere o interrompere un matrimonio era poco pensabile e non solo poco realizzabile. Era irrealizzabile da un punto di vista legale, irrealizzabile da un punto di vista morale, irrealizzabile da un punto di vista religioso ed era anche di fatto poco pensabile.
Oggi dopo cinquant'anni la sospensione, la revoca, l'annullamento della scelta matrimoniale è una delle possibilità che i coniugi hanno di fronte. La scelta di interrompere un matrimonio è una scelta abbastanza radicale, che non nasce all'improvviso, ma come frutto di tante altre scelte. Può essere il frutto di carriere lavorative che hanno portato i coniugi ad allontanarsi, a risiedere in posti diversi, ad avere interessi per un'altra vita sentimentale. E' l'apice di tutta una serie di opzioni, di piccole scelte, che, sommate, possono concretizzarsi con la sospensione e rottura del vincolo matrimoniale.
L'amore diventa dunque una formula vuota, che a volta a volta, di fronte alle grandi o piccole scelte, deve essere riempita di contenuto dagli stessi amanti.
L'assenza di modelli prefissati, forti e chiari si accompagna alla proliferazione di modelli diffusi dai mass media, dalla pubblicità, dalla psicoanalisi, che influenzano pesantemente il nostro immaginario e agiscono come sottofondo

cambiamenti nel mercato del lavoro e nei processi formativi

I profondi mutamenti nel campo del mercato del lavoro e dell'accesso ai processi formativi hanno comportato grandi cambiamenti all'interno della coppia e della relazione affettiva. Gli individui sono stati messi nella condizione di dover scegliere prima i percorsi formativi e poi i percorsi lavorativi in forma diverse rispetto al passato e all'interno della stessa coppia.
Le richieste del mercato del lavoro e quelle della vita di coppia sono sempre più in antagonismo.
Al lavoratore è richiesta maggiore flessibilità, una maggiore disponibilità al cambiamento, con una logica rigorosamente individuale, fonte di profondi contrasti da quando le donne sono entrate nel mercato del lavoro. Si pesi alle coppie a doppia carriera. Se la richiesta, ad esempio, di spostarsi all'estero per un certo periodo di tempo è fatta solo al marito (o alla moglie), l'altro coniuge può compensare, ma se la richiesta è rivolta a entrambi i partner di una coppia con figli, i figli chi li cura? L'istituzione della famiglia vacilla.
Nella famiglia si riverberano le dinamiche del mercato del lavoro, che, finché erano relative solo all'universo maschile, erano ancora componibili, gestibili. Diventano poco componibili e gestibili nella misura in cui si estendono anche all'ambito femminile.
La logica del mercato del lavoro è fortemente individualista, enfatizza la prestazione del singolo, che, come singolo, fa carriera all'interno di una società, di un'azienda, di una cooperativa.
Ora questa enfatizzazione può essere ammortizzata all'interno della famiglia solo se il mio compagno o la mia compagna non ha le stesse richieste da parte del mercato del lavoro. Se le richieste sono simili si entra in qualche modo in collusione, cioè si crea potenzialmente un conflitto, che per i sociologi vuol dire semplicemente che ci sono degli interessi contrastanti. Il conflitto in qualche modo deve essere composto: necessariamente ci si incontra o ci si scontra.

ambivalenza del processo di individualizzazione

espressione di libertà e fonte di sottomissione alle esigenze mercato del lavoro

L'individualizzazione è un fenomeno molto ambivalente. Da una parte fa leva sulla libertà, sulla decisione, e quindi istintivamente noi, che siamo il frutto della modernità, non possiamo che averne una percezione positiva. Non potremmo più accettare un orizzonte di vita in cui le scelte, o certi percorsi, vengano prefissati dalla comunità e ci scandalizziamo quando veniamo a conoscenza che in altre culture i matrimoni sono combinati.
D'altra parte, però, il processo di individualizzazione mostra anche un lato oscuro, che nasconde una serie di costrizioni imposte dal mercato e interiorizzate.
Se seguo un corso di studi fortemente specializzato, un master, un dottorato di ricerca, poi esigerò che la società mi trovi un posto adeguato e non accetterò tanto volentieri di andare a fare la commessa al supermercato.
Lo stesso percorso formativo, che la società mi ha permesso di fare, viene letto solitamente più in chiave individuale che in chiave sociale. Ma proprio ciò che è visto principalmente come il risultato della mia libertà, intelligenza, volontà, come il frutto più importante del mio processo di individualizzazione diventa una pretesa che si avanza nei confronti della società.
L'individualizzazione è pertanto molto ambivalente: è insieme espressione di libertà e spinta alla sottomissione alle esigenze del mercato del lavoro, addirittura interiorizzate.

espressione di libertà e standardizzazione della vita

L'ambivalenza del processo di individualizzazione si manifesta anche nel fatto che l'esaltazione della libertà di scelta individuale si accompagna a forme sempre più standardizzate di esistenza. Al posto della dipendenza dalla tradizione, dalla religione, dal pettegolezzo o dalle reti del vicinato, ci sono diktat sociali che spingono a costruire la nostra vita in un certo modo. Se fossimo completamente liberi la società rischierebbe il caos, il disordine sociale.
L'ordine sociale viene recuperato attraverso l'introduzione di una serie di modelli che vengono interiorizzati, tanto da essere vissuti inconsapevolmente come autocostrizioni. Questo porta paradossalmente a una sorta di standardizzazione della propria esistenza.
Siamo più liberi rispetto al passato, ma nel contempo meno liberi, abbiamo meno spazi per sviluppare la fantasia nelle biografie, nei percorsi di scelte. Siamo liberi di operare delle scelte, ma le opzioni sono in qualche modo obbligate.
La standardizzazione dei percorsi di vita non riesce del tutto ad affermarsi nell'ambito delle relazioni affettive ed è per questo motivo che proprio in questo ambito potrebbero sorgere delle cose nuove.
I sociologi leggono la transizione dal matrimonio e dalla famiglia tradizionale al matrimonio e alla famiglia della società postmoderna (definita dai sociologi come lotta individualizzata per il matrimonio e la famiglia) non più in termini di contrapposizione tra la costrizione della tradizione e il pieno dispiegamento delle libertà degli uomini della contemporaneità. Vedono una forma mista di costrizione e di libertà sia nella famiglia e nel matrimonio tradizionale sia nel matrimonio e nella famiglia della società postmoderna.

una nuova forma di costrizione: la contrattazione continua

Si è passati da un sistema misto di libertà e costrizione della forma tradizionale, ad un altrettanto sistema misto della famiglia e del matrimonio individualizzato postmoderno. Anche oggo esistono costrizioni, tanto è vero che tutto deve essere contrattato, nulla deve essere dato per scontato.
Quello che in passato veniva eseguito in maniera tacita e non era messo in discussione, oggi viene ripensato, discusso, contrattato. Però paradossalmente questa necessità di contrattare tutto diventa una nuova forma di costrizione.

l'esempio del lavoro domestico

In passato con il matrimonio la donna implicitamente si accollava anche il lavoro domestico, sia che lavorasse fuori di casa, sia che non lavorasse fuori di casa. Era un patto implicito. Oggi, per lo meno da parte delle donne, in particolare di quelle delle nuove generazioni, l'assunzione del lavoro domestico non è più un qualcosa di scontato e acritico.
Al di là dei comportamenti concreti è venuta meno la convinzione tacita e acritica che il lavoro domestico sia di pertinenza della donna. Oggi questo aspetto viene messo in discussione, come viene messa in discussione qualsiasi altra cosa, con il rischio di dover ricontrattare tutto, quasi fosse una nuova costrizione, un nuovo diktat.

la democratizzazione delle possibilità

La molteplicità di visioni e di valori che si manifesta soprattutto nell'ambito della vita intima può essere vista come espressione di tolleranza e di spirito di convivenza, come possibilità di combinare le diversità, oppure può essere letta come una manifestazione di anomia, di anarchia morale, di mancanza di norme, di valori, ecc. E' sempre l'ambivalenza del processo di individualizzazione che è all'origine della nostra società della modernità.
Sebbene l'individualizzazione, cioè l'esaltazione della libertà individuale, del potere di scelta del singolo, della capacità di costruire il proprio destino con le proprie mani, sia una tendenza costante della storia umana, solo a partire dalla modernità si manifesta in modo più ampio e sistematico, come fenomeno di massa. Le nuove possibilità, però, che si offrono ad un numero più esteso di persone, a tutti i ceti sociali, sia agli uomini che alle donne, sono rischiose proprio nella misura in cui sono democratiche.
Si pensi all'istruzione. E' un portato della società industriale quello di aver reso sempre più democratici i processi formativi. Queste uguali possibilità per tutti sono sempre rischiose.
La diffusione della istruzione femminile ha dischiuso delle possibilità e delle prospettive inimmaginabili.
C'è una famosa frase che dice: "Quando una donna imparò a leggere nacque la questione femminile". Con gli studi, alle donne si aprono possibilità lavorative, che consentono loro di sfuggire a quel destino ascritto in senso feudale ai sessi (così si esprimono alcuni sociologi). Ascrizione in senso feudale ai sessi sta ad indicare che nascere donna significa essere destinati a tutta una serie di cose e nascere uomo a tutt'altra. Le donne hanno la possibilità di accedere a lavori più gratificanti e appaganti del lavoro domestico o del lavoro bassamente qualificato.
Queste nuove possibilità privano di legittimità l'asimmetrica divisione del lavoro domestico. Se entrambi i coniugi hanno un lavoro extradomestico non si capisce perché debba essere la donna ad accollarsi la maggior parte del lavoro domestico. Si verifica - e forse è l'aspetto più importante - una vera e propria rivoluzione culturale. Ciò che prima era dato per scontato, ritenuto naturale, accolto tacitamente come proprio della logica delle cose, comincia ad essere messo in crisi. E' così necessario ridiscutere tutto. Tutto diventa discorsivo.

maggiore consapevolezza delle disuguaglianze

L'altro portato dell'istruzione è che cresce l'autocoscienza, la capacità di analizzare, di riflettere, di mettere in crisi, anche di contrapporsi all'interno della famiglia proprio sulla base della posizione che si ricopre, dello stipendio che si percepisce, anche della stima sociale e lavorativa.
La democratizzazione dell'istruzione non ha assolutamente eliminato le disuguaglianze, anzi, da un certo punto di vista le ha acuite, ed ha affinato lo sguardo per distinguerle maggiormente.
Il processo di individualizzazione, che persegue la democratizzazione delle possibilità, nel contempo rende più manifeste ed evidenti le disuguaglianze, mette definitivamente in crisi le situazioni basate su tali disuguaglianze.

anche il divorzio è espressione della fame di amore

Tutti questi discorsi si riassumono nell'idea che l'amore è sempre più fragile. Nell'ambito domestico, come si è visto, si riflette pesantemente tutta una serie di cambiamenti sociali.
I cambiamenti sociali, se hanno scosso alle radici la nostra società, a maggior ragione scuotono alle radici le relazioni affettive, con la conseguenza di renderle sempre più fragili.
La quotidiana guerra tra i sessi che si svolge oggi tra le mura domestiche è una misura della fame di amore.
E' vero che questo amore, questa relazione affettiva sembra essere sempre più fragile, ma è anche vero nel contempo che sembra essere sempre più necessaria, indispensabile. Le persone si sposano per amore, ma anche divorziano per amore. Divorziano perché non vogliono più stare all'interno di una relazione che non offre quegli spazi di gratificazione affettiva, psicologica, di stima, di rispetto, di uguaglianza di possibilità presenti nel momento in cui era iniziato quel cammino di una vita a due. La rottura di una relazione, di un vincolo matrimoniale non avviene spesso per disprezzo o non riconoscimento del valore del matrimonio. Paradossalmente proprio perché si crede molto nel matrimonio e si chiede tanto al matrimonio, si preferisce interrompere la relazione quando la si ritiene non all'altezza delle aspettative.

il matrimonio come unica relazione significativa rimasta

Al matrimonio e alla famiglia si chiede sempre di più perché si trova sempre di meno nelle altre forme di vita associativa, che si sono progressivamente inaridite.
La famiglia di cui parliamo è la famiglia ristretta, nucleare, le cui figure sono il padre, la madre e i figli. E' una famiglia che spesso non ha relazioni affettive o significative a livello di vicinato, che ha a volte relazioni allentate con la parentela. E' una famiglia i cui membri sono sempre più isolati dal contesto sociale, che hanno solo la famiglia come luogo di gratificazione.
Ecco perché la famiglia è sottoposta ad uno stress di richieste, molto più che in passato.
Nella società preindustriale alla famiglia veniva chiesto molto meno. Inoltre la famiglia costituiva anche una sfera di intimità minore, dato che le donne trascorrevano gran parte del loro tempo tra donne e gli uomini fra uomini. Le richieste di comprensione, di intimità, di affettività, lo scambio di tenerezze e di cattiverie, cioè tutto quello che di emotività e di affettività umana si manifesta in una relazione, trovavano canali di comunicazione e forme di gratificazione diversi, e non solo nel rapporto privilegiato con il partner o la partner.
Il fatto che tutte queste richieste vengono rivolte al matrimonio e alla relazione di coppia, alla relazione intima esprime un cambiamento strutturale.
Ecco perché oggi l'amore e la famiglia sono la nuova forma di religiosità, il nuovo dio. Vengono caricati esageratamente di aspettative e diventano "il credo quotidiano degli uomini senza religione", come dice un sociologo tedesco. "Il tu, la ricerca dell'amore dell'altro, diventa la speranza di una vita a due come il residuo ipertrofico di comunità che la modernità ha lasciato agli individui".
Di fatto questo desiderio di comunità è come se abitasse ancora negli uomini di oggi e può realizzarsi ed esplicarsi - pare - solo nella relazione intima, la dimensione collettiva più accessibile, forse l'unica relazione disponibile agli uomini della nostra contemporaneità.
Questa relazione intima pertanto non può fallire, non può essere al di sotto delle aspettative. O mi riesce effettivamente, o mi gratifica pienamente fino in fondo oppure la sospendo, o cerco nuove forme.
Nel passato le forme tradizionali di famiglia e di relazione di coppia resistevano anche perché c'era un tessuto sociale più ricco. Non dico che fosse migliore (non do giudizi di valore) rispetto ad oggi, ma solo che esistevano relazioni più numerose.
Oggi l'ambito della famiglia e della relazione intima diventa l'unico spazio di esperienze sociali significative.
L'ambito delle relazioni sociali si sta ulteriormente riducendo come conseguenza di alcune trasformazioni in corso nel mercato del lavoro e cioè la automatizzazione dovuta all'informatizzazione, e la diffusione del lavoro interinale, temporaneo. Se io lavoro solo con il terminale a casa mia, vuol dire che l'esperienza sociale è azzerata. Se ogni due o tre mesi cambio posto di lavoro sembra che sia inserito in un mare di relazioni sociali, che nei fatti però sono più fittizie che reali.
Allora se il lavoro non è più un momento di esperienza sociale, se le altre relazioni sociali sono sempre più deboli, se i legami di parentela e di vicinato tendono ad affievolirsi, l'unica cosa che rimane è la relazione intima, la relazione di coppia.
La posizione che in passato era occupata da Dio dalla nazione e dalla classe oggi è occupata dal culto dell'io e, come completamento di soddisfazione dell'io, dalla ricerca del tu.

la parità uomo-donna

Più o meno fino agli anni 70 la famiglia, il matrimonio, il lavoro rappresentavano dei caratteri vincolanti che univano le biografie, i progetti e le condizioni di vita degli uomini occidentali. Dagli anni 70 in poi questi tre elementi sono diventati invece un territorio di contrattazione continua: in linea di principio tutto è cambiabile e trasformabile. Oggi, nella stessa esperienza della famiglia e del matrimonio, troviamo unite delle esperienze che trent'anni fa necessariamente erano disgiunte. Ci sono persone che stanno insieme senza essere sposati, che stanno insieme senza avere figli, che hanno figli da persone con cui non stanno assieme, che sono sposate ma per esigenze lavorative vivono in posti diversi e così via. Quegli elementi del comportamento personale che, almeno fino agli anni 70, venivano generalmente accoppiati fra loro, oggi non lo sono più. Nel passato ci si sposava e si conviveva, per parlare di un comportamento abbastanza diffuso e chiaro, oggi invece né la convivenza necessariamente ha il crisma del matrimonio, né a volte il matrimonio ha il crisma della convivenza. La differenziazione di elementi di vita e di comportamento sembrano essere la risultante più comune nell'ambito della famiglia o del matrimonio.
In particolare, un terreno su cui si sta combattendo e si è combattuto, dagli anni 70 in poi, è quello dell'uguaglianza tra uomini e donne. La questione è stata sollevata, anche dal punto di vista culturale, dalla rivoluzione studentesca e dalla rivoluzione sessuale degli anni 70 ed è legata al più elevato livello di istruzione delle donne, al loro affacciarsi sul mercato del lavoro e al loro rivendicare opportunità lavorative pari alle opportunità formative avute nel percorso scolastico. E' stato un rivendicare la parità, riconosciuta giuridicamente, anche nei fatti, tanto nel mondo del lavoro come anche nell'ambito domestico. Se questa lotta per la parità per le donne ha significato maggior istruzione, maggiori possibilità di accesso al reddito, maggior possibilità di inserimenti lavorativi, dagli uomini è stata vissuta in maniera più contraddittoria. Gli uomini infatti hanno visto questo fenomeno, anch'esso ambivalente, da una parte con simpatia, ma dall'altra con una certa apprensione. Si sono dimostrati a parole disponibili nei confronti del riconoscimento della parità fra uomini e donne, nei fatti un po' meno. Infatti dal punto di vista pratico, molti uomini riconoscono il vantaggio e la positività di avere come partner una donna emancipata, che quindi li sgrava da tutta una serie di compiti, di responsabilità, di cui si dovevano occupare in passato, il corrispettivo è che, per esempio, nell'ambito del lavoro domestico, del lavoro di cura, non è più possibile mantenere una situazione asimmetrica, addossando in maniera acritica tali incarichi al lato femminile della famiglia o della coppia. Quindi se una donna autonoma è sicuramente un apporto positivo alla vita di coppia, il "pedaggio da pagare" è che vari aspetti della vita di famiglia devono essere ricontrattati su una base di parità.

ripercussioni sulla condizione femminile della lotta per la parità

Questa lotta per la parità dal lato femminile sicuramente ha aperto nuovi spazi, nel diritto, nell'istruzione, nella sessualità, nel lavoro, con il prezzo di una maggiore insicurezza per il venir meno di modelli chiari da seguire. E ci sono anche esiti contradditori: ad una maggior possibilità di istruzione, spesso non segue una collocazione adeguata nel mercato del lavoro.
E' chiaro che le donne oggi, soprattutto rispetto alle generazioni che le hanno precedute, rispetto alle madri e alle nonne, hanno sicuramente migliorato la loro posizione. Oggi si laureano più donne che uomini, e con voti più alti. Ora se le donne nello studio sono migliori degli uomini, dovremmo riscontrare la stessa situazione nel mondo del lavoro, il che nella realtà non avviene. Si è verificata
finora un'infiltrazione massiccia delle donne nelle posizioni intermedie, con alcune punte di eccellenza, però le leve del potere sono sempre in mano agli uomini.
Le donne hanno trovato nuovi spazi, ma sempre più insicuri dal punto di vista sociale, come se la disuguaglianza, la discriminazione, si fosse spostata su un altro livello. Prima la discriminazione era sulle possibilità formative, cioè poche donne studiavano e si laureavano, oggi si sposta sulle leve del potere, da cui vengono escluse con meccanismi meno evidenti.

ripercussioni per gli uomini

Dal lato maschile, questa lotta per la parità ha significato tante cose. Da una parte gli uomini stanno abbandonando lo stereotipo dell'uomo tutto d'un pezzo, e prestano maggiore attenzione all'emotività e ai sentimenti.
Dall'altra parte, proprio grazie alla parità, si sono dovuti assumere maggiori responsabilità nel lavoro domestico, hanno maggiore concorrenza sul posto di lavoro, e devono a volte rinuncia alla carriera, dato che bisogna occuparsi della casa.
Per poter mantenere la vecchia divisione sessuale del lavoro e ricacciare la donna in una condizione di inferiorità, gli uomini ricorrono a motivazioni biologiche, giustificando il "confinamento" della donna fra le mura domestiche sulla base della funzione biologica della maternità.

lo stereotipo maschile della divisione sessuale ha dei costi anche per l'uomo

l'uomo, per adeguarsi allo stereotipo della divisione sessuale, è come se avesse dovuto rinunciare a una parte dell'io, alla propria capacità di avere un rapporto con sé e con gli altri, delegando questa capacità di relazione, di introspezione, di riflessione e di analisi dei propri sentimenti, tutta la sfera affettiva e psicologica, alla moglie. La moglie è stata per molto tempo l'unica intermediaria tra l'uomo e il mondo esterno: poiché il capofamiglia doveva occuparsi solo del lavoro, la cura delle relazioni della famiglia e anche la cura dell'affettività e della socialità veniva interamente delegata alla moglie. L'uomo ha imparato a non dar importanza alle relazioni, a non prendere in considerazione i conflitti, a non occuparsi della costruzione armoniosa dei rapporti, come se tutto l'ambito del privato, delle amicizie, delle relazioni sociali fosse di pertinenza esclusivamente della donna. L'uomo così non ha dato peso alla parte emotiva di sé, per contro rinforzando l'aspetto razionale, più utile ad una maggiore produttività sul lavoro.
Sotto questo profilo, quindi, il superamento della divisione sessuale può essere auspicato da entrambi i sessi. Dal sesso femminile anzitutto, che, liberandosi dal peso del lavoro domestico, può superare la sua invisibilità sulla scena sociale, apparendo finalmente a livello pubblico. Ma anche dal sesso maschile, che pur dovendo accollarsi una maggior quota di lavoro domestico e una maggiore partecipazione nell'ambito del privato, ha però anche potuto iniziare a porsi tutta una serie di problemi, gestendo in prima persona relazioni ed emotività.

il conflitto tra uomini e donne come nuovo conflitto epocale

La modernità ha messo in crisi alcuni importanti aspetti della distinzione tra i ruoli sessuali. Se negli anni della prima industrializzazione il conflitto strutturale epocale si manifestava sull'asse del lavoro nella lotta di classe tra operai e padroni, i sociologi di oggi vedono che il cespite di maggior conflittualità sociale è proprio nella lotta fra i sessi, dove risiedono grosse contraddizioni destinate a scoppiare. Ad esempio, la divisione sessuale di compiti tra uomini e donne è un fondamento della società industriale e non un residuo o un relitto della tradizione. Nella società preindustriale i ruoli e le funzioni sociali erano molto meno rigidamente prefissati. Al lavoro agricolo la donna partecipava tanto quanto l'uomo: coltivava l'orto, dava da mangiare alle galline, curava i figli, i nipoti. C'era una distinzione meno netta tra il ruolo e le funzioni dell'uomo e della donna. C'erano delle distinzioni, ovviamente, ma non così rigide. Questa distinzione diventa rigidamente prefissata con l'avvento della società industriale e con la distinzione netta fra luogo del lavoro e luogo dell'abitazione. Nel momento in cui si crea l'industria e si introduce un ritmo lavorativo rigidamente prefissato dall'orologio e il lavoratore deve lasciare il luogo dove vive per recarsi sul luogo del lavoro e lì sostare per un periodo di tempo preciso e prefissato, necessariamente la divisione del lavoro comincia a divenire più rigida e certi compiti e certe funzioni vengono attribuiti alle donne, altri agli uomini.

la famiglia nucleare frutto della rivoluzione industriale

La società industriale, per il modo in cui organizza il lavoro, con la distinzione tra tempo libero e tempo occupato, tra luogo di residenza e luogo di lavoro, tra sfera privata e sfera pubblica, ha bisogno della famiglia ristretta, nucleare. Ma la famiglia nucleare necessariamente ha bisogno di distinguere spazi, luoghi e funzioni. Se in una famiglia ci sono un papà, una mamma e dei figli, e non c'è più la famiglia allargata alle spalle, qualcuno deve occuparsi di questi figli e deve essere disponibile, e ciò deve essere stabilito una volta per tutte, non può essere ogni volta contrattato. Ci deve essere una certa organizzazione generale per far funzionare sia la famiglia sia la società industriale.
E la società industriale ha anche bisogno (è questo un aspetto spesso trascurato) di qualcuno che si occupi del consumo. . Era la donna casalinga che provvedeva alle necessità materiali, acquistava il cibo e gestiva tutte le necessità della famiglia. Ho bisogno di addestrare una forza lavoro in maniera rigida secondo orari, ruolo prefissato, funzioni, ma ho anche bisogno di formare una massa di consumatori, la più malleabile possibile, ai messaggi dei media, della pubblicità... Se non c'è osmosi tra produzione e consumo, la società industriale va a pezzi. E la società industriale ai suoi primordi si è organizzata distinguendo nettamente i ruoli e le funzioni secondo la distinzione sessuale: la donna sta in casa e si occupa del consumo e dell'autoriproduzione della casa, degli ambienti di casa, del lavoro di cura e di riproduzione, mentre l'uomo esce di casa, va nel luogo di lavoro dove passa la sua giornata e porta a casa lo stipendio che permette il consumo.

paradosso della società industriale

Tuttavia la società industriale, mentre si fa portavoce di questo modo diverso di organizzare la produzione, il sostentamento e la vita quotidiana, attraverso la famiglia nucleare, con la distinzione dei ruoli e dei compiti, nel contempo si fa anche portavoce della dinamica dell'individualizzazione e della democratizzazione, di cui prima si diceva.
Questo è il paradosso della società industriale, la sua contraddizione abbastanza latente e meno evidente: la società industriale per poter affermarsi e proliferare ha bisogno della famiglia nucleare, che per sopravvivere ha bisogno della distinzione sessuale di ruoli e funzioni, però contemporaneamente la società industriale si fa portavoce di una filosofia della individualizzazione spinta e della democratizzazione delle possibilità, dei ruoli e delle funzioni che confliggono con la rigida distinzione di ruoli e di compiti. Sono due aspetti che non possono stare assieme e necessariamente implodono, si scontrano.
Le contraddizioni sono maturate ed esplose quando si è raggiunto un livello di benessere generalizzato, esplodono quando le donne, che avevano pagato il prezzo più alto di questa nuova società industriale ed erano rimaste un po' nell'ombra, prendono coscienza dell'esclusione, del fatto che la maggiore democratizzazione debba essere portata fino in fondo, non solo a livello pubblico e nel campo del lavoro, non solo denunciando le sperequazioni, le ingiustizie subite a livello pubblico e nel mercato del lavoro, ma anche denunciando la asimmetrica distribuzione del lavoro all'interno della famiglia. Questo fa scoppiare molte contraddizioni.

la famiglia è il luogo, non la causa dei conflitti

Tutti questi fenomeni portano gli uomini e le donne ad emanciparsi dai ruoli tradizionali, alla ricerca di un nuovo modo di vivere. Però questi uomini e queste donne sono alla ricerca di una relazione di coppia riuscita, senza avere delle strade e dei modelli da seguire. La famiglia, in particolare, come forma principe di convivenza tra uomini e donne, è il luogo in cui sono scoppiate e scoppieranno i conflitti più forti e potenti del secolo. La famiglia, però, è solo il luogo in cui si sviluppano i conflitti, non ne è la causa. Di fatto i conflitti che si verificano all'interno della famiglia sono legati alla logica dell'individualizzazione e della democratizzazione delle possibilità, dell'opzione di scelta che ogni individuo ha sempre di fronte a sé. La biografia non è data una volta per tutte ma deve essere scelta, ricontrattata ogni volta. Queste possibilità di scelte, che si dischiudono nella vita pubblica, significano, nella vita privata, conflitti, lotta tra i sessi, continua contrattazione dei ruoli sessuali.

una prospettiva: la relazione pura tra uomo e donna

A questo quadro che può apparire frammentato e incerto e soprattutto senza sbocchi, il sociologo inglese Anthony Giddens indica una prospettiva, intesa anche come compito. Il nostro futuro può aprirsi ad una relazione pura basata su di una sessualità duttile, una sessualità non più intesa e vissuta come un destino naturale, ma come una scelta fatta dall'individuo.
Nella relazione pura, compito che la nostra epoca ha di fronte, l'uomo e la donna sono alla pari, in una posizione di democratizzazione assoluta delle possibilità e delle scelte.
Giddens sostiene che oggi tra i sessi c'è una lotta, un abisso sentimentale, che il conflitto tra i sessi è il conflitto epocale e che l'unica possibilità di superare questo conflitto è l'idea di una relazione pura, libera dai vincoli del passato. Afferma - e qui sta l'aspetto più insidioso e discutibile di questa prospettiva - che sono i singoli attori a riempire di volta in volta di contenuti questa relazione pura.
Poiché non ci sono più modelli nella tradizione, bisogna cercarseli, inventarseli. E Giddens afferma che va bene qualunque modello, purché sia un modello democratico, purché questa relazione pura sia fondata su una sessualità duttile, cioè una sessualità non piegata a modelli precostituiti, ma che sia scelta al di dentro di un rapporto paritario e democratico.
Solo se nella relazione intima i partner sono alla pari e rinegoziano alla pari i ruoli, i compiti e le funzioni, anche a livello sessuale, sarà possibile realizzare una vera e propria relazione pura.
E' molto suggestiva, evocativa, ma poco pratica e concreta, perché non dà nessuna indicazione di contenuti, se non l'idea di un rapporto paritario, democratico. Abbiamo invece continuamente evidenziato quanto sia difficile nei fatti realizzare una vera democratizzazione delle opportunità. E', a mio avviso, una proposta provocatoria, da discutere.

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