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Dinamiche del desiderio nella cultura di oggi

sintesi della relazione di Carmelo Vigna
Verbania Pallanza, 23 ottobre 1999

Il desiderio appartiene all'essenza di ogni essere umano, è una struttura originaria dell'essere al mondo ed è stato oggetto di riflessione da quando gli esseri umani si sono messi a pensare.
L'attuale attenzione al tema del desiderio da parte della riflessione contemporanea, come a tutti i temi dell'etica e della prassi, è conseguenza anche della disperazione circa il senso, circa la verità, della rinuncia a perseguire una verità stabile (v. pensiero debole). Tutto, come nelle scienze, è congettura, tutto è falsificabile...
Invece è importante sapere del desiderio in verità, per poter discernere tra desideri onesti e quelli malsani.

le grandi costanti del desiderio

Il desiderio è sempre un desiderio oggettuale, un desiderio di qualcosa e di qualcosa di reale, non puramente immaginario.
Questo qualcosa deve essere visto come qualcosa di positivo, come qualcosa di buono. Altrimenti si ha la patologia del desiderio, come nel caso del masochista che cerca una relazione con chi (il sadico) frustra il desiderio.
Inoltre il desiderio cerca qualcosa che gli sia pari. L'orizzonte del desiderio è senza limiti, è apertura infinita, che nessun oggetto particolare è in grado di colmare permanentemente.
Il desiderio vuole tutto e subito. E proprio perché il desiderio si leva come totalità, come infinità di apertura, cerca un oggetto che sia totalitario, apertura infinita, cosicché il vuoto si colmi. Questo oggetto non può che essere un altro essere umano, un altro desiderio.
Sperimentiamo una qualche pienezza di relazione solo quando un altro essere umano fa alleanza con noi. Qui sta la grandezza della coppia umana: realizzare l'esistenza in totalità. Solo con un altro essere umano Adamo trova appagamento.
Ma anche le relazioni umane, amicali e di coppia, non è detto che siano per sempre. Si sperimenta che non è possibile condividere in totalità la propria profondità, non c'è assolutezza di trasparenza. Allora il desiderio è condotto altrove, scarta anche rispetto all'alleanza tra gli esseri umani, perché non sono solo apertura infinita, ma anche fragilità e finitudine.
Il desiderio, in ultima istanza, non può che essere desiderio di assoluto. La curva del desiderio è una curva propriamente religiosa.
Il desiderio non ha nessun potere rispetto al proprio oggetto (non è detto che siano sempre disponibili per me). La vera forma del desiderio sta nella forma dell'attesa, anche nelle relazioni umane. Non si rapina un'amicizia, ma si aspetta che l'oggetto desiderato venga.
La forma intensiva del desiderio è la preghiera, l'attesa, la richiesta di qualcosa che compia la nostra vita.

la dinamica intersoggetiva del desiderio

a) dinamica del servizio.
Quando un essere umano si relaziona ad un altro, desidera qualcosa ("mi bagni i fiori durante la mia assenza"). Ha bisogno di aiuto, che in modo esplicito si esprime come aiuto ad avere qualcosa, ma in modo implicito come richiesta che si occupi di me, che si ponga al mio servizio.
La dinamica che un cuore umano chiede non comincia dal fatto che io mi offro, ma che l'altro si offra, e quando questo avviene gioisco.
Se tra due c'è offerta reciproca di sé, la cosa funziona.
Ognuno si dice servo dell'altro, ognuno è appagato.
Il dono reciproco, nella figura della convivialità e dell'amore tra uomo e donna (Cantico dei Cantici), è cifra del Regno.
Il dirsi servo l'uno dell'altro significa fare dell'altro un signore.
La dinamica giusta è quella per cui il primo passo è il dire: "Sono per te", appagando l'altro e disarmandolo (è fatto signore, che altro può volere?).

b) la dinamica del dominio
Ma per lo più non succede così e si parte con il piede sbagliato. Si dice: "Il padrone sono io", partendo con l'affermazione della propria signoria, del proprio dominio.
Nelle relazioni tra uomini e popoli prevale il comportamento del dominio. La reciprocità in questo caso non è quella del dono, ma del dominio.
In questa relazione conflittuale l'uno tende a eliminare o sottomettere l'altro, il quale appena potrà cercherà di ribaltare la situazione.
La forma del conflitto (studiata ampiamente da Hegel e poi da Marx a proposito della lotta di classe) è micidiale, tende alla soppressione dell'altro.
Questa dinamica uccide il desiderio, la coscienza desiderante. Solo la dinamica del servizio, del riconoscimento del dono reciproco, fa vivere il desiderio.
La logica del serpente nei racconti della creazione è la logica del dominio: il volto di Dio è rivestito della forma del dominio, viene visto come padre padrone. Di qui il suggerimento ai progenitori a diventare potenti come Dio. Dio, padre buono, che ha donato all'uomo l'inimmaginabile (l'Eden) è visto come padre padrone con cui competere. E' il trionfo della logica del dominio.
La dinamica del desiderio è duplice, di vita o di morte. A noi la libertà di scelta del primo passo che dice "io mi consegno" oppure "io ti soggiogo".

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