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Cristiani di fronte alla crisi

Aziende che chiudono i battenti, disoccupazione in crescita e lavori sempre più precari, un numero maggiore di famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e che si rivolgono agli sportelli della Caritas, giovani che hanno difficoltà a trovare lavoro e a far fruttare il titolo di studio, tagli a servizi essenziali come sanità istruzione e assistenza con ricadute particolarmente negative su chi si trova in situazioni di sofferenza, concentrazione della ricchezza in mano di pochi privilegiati con crescenti disuguaglianze tra paesi e nel paese. In Italia oggi il 10% delle famiglie più ricche possiede il 45,9% della ricchezza e i poveri costituiscono il 14,4% della popolazione.
La grave crisi economica e finanziaria che colpisce duramente l'Occidente e il nostro paese ci interpella tutti. Non può non disturbare le nostre coscienze di cittadini e di credenti. Non è da credenti e da cittadini stare alla finestra solo per criticare o lamentarsi della malvagità del mondo rinchiudendosi ciascuno in difesa del proprio particolare interesse nell'indifferenza o nell'ostilità verso gli altri. Come credenti siamo chiamati a pronunciare delle parole significative, delle parole evangeliche che sappiano cogliere i segni del tempo di questa crisi, che non è la fine del mondo, ma la fine di un mondo.
L'itinerario di riflessione incomincerà con una proposta di lettura dell'attuale crisi economica, che, iniziata dalla finanza, è dilagata nell'economia reale, nella produzione di beni e di servizi, inducendo un dissesto nei bilanci di quasi tutti gli Stati. La ricerca delle cause profonde della crisi è premessa indispensabile per individuare vie di uscita. (Pietro Cafaro)
In un secondo momento si farà riferimento alle grandi indicazioni bibliche, che offrono i principi ispiratori di ogni attività del credente. Le crisi, nella storia del popolo di Israele e delle prime comunità cristiane, non sono mai solo esperienze negative, ma costituiscono delle opportunità per riscoprire le condizioni del vivere nella terra della libertà, nel mondo come Dio lo vuole, per passare dal cuore di pietra a quello di carne, praticando la giustizia e rigettando l'idolatria. Anche Gesù ci invita a riconoscere i segni dei tempi. (Lidia Maggi e Armido Rizzi).
La crisi economica attuale, che rimette in discussione il sistema in quanto tale, è determinata da ragioni non solo tecniche, ma anche culturali ed etiche. E' cioè una crisi di senso, di una concezione dell'uomo e della vita di stampo individualista, tutta centrata sul perseguimento di interessi individuali, con una visione minimalista dello stato, e una esaltazione di un liberismo selvaggio in economia.
Si rendono allora necessari modelli alternativi di produzione di beni e di servizi, modelli alternativi di lavoro e di economia fondati sulla ricerca del bene comune (Giannino Piana), come pure, sul piano personale, stili di vita improntati alla sobrietà nella prospettiva di una maggiore giustizia, solidarietà e qualità della vita (Paolo Mirabella).
Come afferma Benedetto XVI nella Caritas in veritate "la crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole... la crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità"

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