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I ritorni di Dio

L'eclissi del sacro, il processo di secolarizzazione, come messa ai margini o addirittura come esclusione della religione nelle società moderne e nella coscienza degli uomini, che appariva negli ultimi decenni vincente, sembra oggi arrestarsi o addirittura regredire mostrandosi se non contradditorio almeno ambivalente. La stessa rinnovata attenzione per l'esperienza religiosa e per le Chiese si presenta in forme estremamente variegate (di qui il titolo al plurale "i ritorni di Dio").
Da una parte si è assistito sia ad un progressivo venir meno della capacità della religione di costituire la cultura comune, sia al ridursi della religione ad un fatto meramente privato, incapace di modellare le coscienze, con conseguente minore autorevolezza di Chiese e di gruppi religiosi, con la caduta della pratica cultuale e con lo scarso rilievo della fede nella costruzione della identità personale e sociale.
Dall'altra ci sono segni di riproposta di valori religiosi, di riconsiderazione pubblica delle Chiese, di capacità delle religioni di presentarsi come punto di riferimento etico e collettivo e come sostegno ai processi di emancipazione e di cambiamento di popoli e di nazioni.
Lo spazio per le religioni nei paesi occidentali sembra essere assicurato dalle delusioni nei confronti della modernità, della ragione moderna, mostratasi incapace di produrre da sola valori su cui fondare la convivenza, e dal disorientamento nei confronti della complessità difficilmente governabile e fonte di paure (Chernobyl, conflitti senza fine...).
Come afferma Vattimo su "La Stampa" del 22 febbraio 1993 "l'odierno ritorno della religione si spiega con la delusione per le promesse non mantenute, e i veri e propri danni della modernizzazione. La razionalizzazione del lavoro sociale causa scompensi e nevrosi, la disponibilità di sempre nuove merci non crea gratificazione e felicità ma accresce lo stress e l'ansia, la scienza e la tecnica sembrano orientate a produrre progressivamente condizioni di invivibilità (per esempio inquinando l'ambiente naturale e distruggendo risorse non rinnovabili). In particolare poi, la società moderna induce nelle persone un senso di sradicamento. Anche e soprattutto a questa perdita di identità e di radici comunitarie risponderebbe la ripresa della religione".
La stessa crisi delle ideologie politiche e dei modelli sociali alternativi (crisi dei paesi del socialismo reale) e l'esplosione di divisioni sociali e culturali tra paesi e all'interno di uno stesso stato sembrano favorire la ripresa della religione.
In questo quadro molti guardano alle Chiese con grande interesse, considerandole come un punto di riferimento collettivo capace di proporre autorevolmente valori condivisibili per credenti e non credenti., capace quindi di armonizzare conflitti sociali, economici e culturali.
Anche nel nostro paese si assiste alla rinascita del senso religioso. Le indagini sociologiche rilevano una maggioranza che ricerca nelle proprie radici religiose una risposta ai problemi di senso, spesso in autonomia rispetto alle tradizioni religiose. Solo una minoranza, ancorché consistente, orienta la propria vita quotidiana in un'ottica di fede (debolezza della fede) nell'impegno di ridefinire in senso forte la propria identità religiosa nel tempo presente.
Vi è inoltre una generica apertura alla trascendenza di fronte all'accresciuta consapevolezza del limite umano e dei drammi non risolvibili dell'esistenza ("solo un Dio ci può salvare"). E' un'apertura alla trascendenza che non si identifica nei modelli ufficiali di religiosità (concezione misterica della vita, nuovo modo di concepire i rapporti con la natura...). Rientrano in questa prospettiva i nuovi movimenti religiosi spesso orientaleggianti.
Pertanto contro l'ipotesi della scomparsa della religione permane un sentimento religioso, come sentimento vago, comunque lontano da una religione che si presenta con una sua precisa identità di verità dogmatiche ed istanze etiche.
In questo senso si può parlare di nostalgia di Dio nella coscienza contemporanea. Quali fenomeni culturali e strutturali sono alla radice di questa nostalgia del divino(intervento di don Giannino Piana)?
Di fronte ad un sincretismo accomodante, ad un superficiale ecumenismo, che mescola elementi presi da varie religioni e persino dal mondo magico superstizioso come pensare e riproporre la propria identità cristiana?
Di fronte al rischio di un ritorno al sacro come fuga da un mondo che incute paura come presentare una fede che valorizzi la condizione storica dell'uomo?
Di fronte alle fughe nell'irrazionale come recuperare un ruolo della ragione? Come recuperare le basi della stessa esperienza religiosa (la gratuità, il dono, l'inutile, il senso del mistero e dell'attesa, la festa, la contemplazione, l'apertura al diverso e all'imprevedibile?)
Di fronte alle tentazioni di un ritorno al "regime di cristianità", ad un cristianesimo sociologico, ad una rivincita delle religioni monoteiste sulla cultura secolarizzata per riaffermare il proprio peso nella società e nella vita pubblica, come riproporre l'originalità e la radicalità del messaggio cristiano, capace di contrastare le logiche dominanti?
Come distinguere ciò che è essenziale per la fede dalle sue forme storiche e quindi mutevoli?
Come valorizzare quanto di positivo c'è in questo momento di "ritorni di Dio"?
A questi e ad altri interrogativi ancora si cercherà negli incontri di fine settimana di quest'anno di abbozzare delle risposte (o di precisare meglio le stesse domande).
La riflessione, dopo l'introduzione di taglio sociologico-antropologico di don Giannino, prosegue con l'accostamento all'esperienza religiosa del popolo ebraico e al suo rapporto conflittuale con il sacro, in particolare con quello della religione naturalistica cananaica, le cui divinità esercitano un costante fascino perché rispondenti a certi bisogni ineliminabili dell'uomo (Giuseppe Barbaglio) e successivamente all'esperienza religiosa delle prime comunità cristiane, come si è sedimentata nei vangeli, alla percezione di un sacro meno legato alle cose e più al centro decisionale dell'uomo (Rinaldo Fabris).
Armido Rizzi aiuterà, con il suo costante atteggiamento rigorosamente critico nei confronti di qualsiasi moda, a ripensare la fede dentro un contesto di "ritorni di Dio", mostrandone limiti e elementi positivi. Come ridire il Dio della bibbia ebraico-cristiana come il Dio dello straniero, il Dio della diversità, della differenza?
Una caratteristica dei nuovi movimenti religiosi di tipo naturalistico orientaleggiante è il recupero del femminile come principio fondante la realtà. Come dire Dio al femminile? Per secoli e millenni alle donne è stato interdetto il parlar su Dio, nonostante abbiano sempre parlato a e con questo Dio. Come ridare a Dio i tratti femminili del suo comunicarsi? Come ripensare complessivamente Dio nella differenza? Come ridire il Dio dell'alterità? (M.Cristina Bartolomei).
La generica apertura alla trascendenza propria dei nuovi movimenti religiosi produce un sincretismo accomodante o un ecumenismo assorbente. Si annullano le differenze tra le varie tradizioni religiose come scarsamente rilevanti a vantaggio di un'unica religione universale. Non è l'ecumenismo del dialogo, che non solo non annulla le differenze ma le valorizza come ricchezza per tutti. In questo clima di "ritorni di Dio" come recuperare la centralità del tema di Dio (dopo il cristocentrismo dei passati decenni) in vista di un dialogo proficuo tra le religioni? Come superare l'alternativa tra le guerre di religione e l'annullarsi delle varie religioni in un'unica figura? Come salvaguardare la legittimità e la relatività di ogni religione? Quale ruolo alla tradizione ebraico-cristiana? (Carlo Molari).
La serie delle riflessioni si concluderà con la presentazione della figura di uno dei più grandi testimoni della fede cristiana, del vivere Dio in un mondo secolarizzato, del nostro secolo, Dietrich Bonhoeffer (teologo evangelico Paolo Ricca).

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