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Emergere dell'istanza sapienziale nella cultura contemporanea

sintesi della relazione di Giannino Piana
Verbania Pallanza, 19 ottobre 1996

Con sapienza si indica qualcosa di più rispetto a scienza o a conoscenza intellettuale. La sapienza coinvolge esistenzialmente l'uomo in tutti gli aspetti della sua vita, indica un apprendimento della realtà di tipo esperienziale, unisce l'esperienza alla conoscenza.
La sapienza inoltre rinvia alla dimensione dell'oggi, alle dimensioni del vivere quotidiano, al dare senso alle cose di ogni giorno.
La tradizione ebraico-cristiana è attraversata da una sorta di dialettica tra profezia e sapienza. Nella storia del popolo di Israele la profezia è maggiormente presente nei momenti in cui sono necessari profondi cambiamenti, la riflessione sapienzale quando la situazione è più tranquilla e occorre restituire senso al vivere di ogni giorno.
Tra sapienza e profezia c'è circolarità. Una autentica lettura sapienziale della storia implica la capacità di guardare al futuro e quindi la dimensione profetica, così pure la visione profetica deve anche far fronte ai problemi della vita quotidiana e quindi ha bisogno della dimensione sapienziale. L'esperienza cristiana non può prescindere da nessuno dei due momenti.

un contesto culturale favorevole alla sapienza

Mentre gli anni settanta sono caratterizzati da una spiritualità profetica (largo spazio ai testi profetici e all'Esodo, a tutti quei testi che parlano di cambiamento) oggi si assiste al ritorno ad una lettura sapienziale della vita (Qoelet e Giobbe sono maggiormente frequentati). Il clima più favorevole alla sapienza, proprio dell'attuale contesto culturale, dipende da molteplici fattori.
a. Il privilegio della soggettività. L'attuale centralità del soggetto è forse una forma di reazione nei confronti di quei processi che avevano negato, oggettivato, reificato il soggetto (le scienze umane che tendono a ridurre il soggetto umano ad un fascio di condizionamenti, le ideologie totalizzanti chiedono al soggetto di sacrificarsi in vista dei grandi ideali politico-sociali...). Oggi centrale è la realizzazione soggettiva, con il rischio di chiusura nell'individualismo ma con il vantaggio di riscoprire l'importanza della dimensione più propriamente personale che implica tutto un tessuto di relazioni.
b. La crisi delle ideologie forti. La crisi delle ideologie forti e dei progetti a lungo termine è dipesa anche dalla loro astrattezza, dalla loro pretesa totalizzante di ingabbiare la realtà, talvolta anche con la violenza. Oggi, per reazione, si abbandonano i sistemi totalizzanti e si coglie la realtà così come si presenta nella quotidianità. Non si è più capaci di progettare in grande e la stessa domanda di senso è in crisi.
c. Il fenomeno dell'accelerazione del tempo. Il ritmo sempre più accelerato con cui viviamo il tempo ci rende sempre più difficile il fare memoria del passato e il progettarci nel futuro. Più che fare memoria viva del passato ci abbarbichiamo ad una tradizione mummificata. Il futuro è più temuto che atteso. La vita scorre come un succedersi di istanti scollegati tra loro, non c'è trama che apra al futuro.
La riscoperta della quotidianità, la rivalutazione della vita ordinaria, ha molti risvolti positivi. Solo, ad esempio, vivendo forme di solidarietà nella esperienza immediata della vita quotidiana sarà possibile vivere autenticamente la solidarietà in senso più allargato, non in modo astratto e ideologico. Solo chi fa i conti con il proprio limite diventa consapevole delle proprie possibilità.
Si riscopre il volto dell'altro nella vita quotidiana: l'altro diviene il punto di partenza di una rinnovata lettura della realtà. Si riscopre l'importanza delle relazioni, in particolare quelle più quotidiane.
d. La nuova qualità della vita. Il termine "qualità della vita" riassume la svolta operatasi nella nostra cultura e sintetizza le esigenze espresse anche da una serie di movimenti (dai movimenti femministi a quelli ecologici, dai movimenti per la pace a quelli per i diritti umani), nati dalla constatazione del disagio in cui versa la condizione umana per il rapporto instaurato con la natura, per il rapporto tra i sessi, per la difficoltà di esercitare i diritti umani tanto proclamati, per le tragedie provocate dalla distruttiva conflittualità. Per superare i guasti prodotti da un sistema basato prevalentemente sulla quantità occorre un cambiamento qualitativo della vita, occorrono nuove relazioni con la natura, con se stessi, con gli altri, con il tempo, occorrono relazioni non meramente strumentali o funzionali, fondate non sul primato dell'avere o del produrre, ma sul primato dell'essere.
e. Il pensiero debole. Dal punto di vista filosofico la sistematizzazione più compiuta delle tendenze suindicate (recupero del soggetto, della quotidianità, delle relazioni) è il pensiero debole, che assume la forma di una sorta di nichilismo. Il pensiero debole sostituisce la categoria della dialettica (una storia che evolve in senso progressivo e lineare) con quella della differenza (una visione non lineare e non evolutiva della storia: la differenza radicale consente solo accostamenti non cambiamenti). La categoria della differenza rinvia ad una lettura della storia secondo il mito dell'eterno ritorno, del nulla di nuovo sotto il sole (Qoelet).
L'accettazione della differenza diventa momento per l'elaborazione di alcuni valori, come l'atteggiamento di rispetto reciproco che è in negativo tolleranza e in positivo pietas, che è possibilità reale, sia pure limitata, di comunicazione nella consapevolezza della condivisione della medesima situazione di precarietà e di limite propria della condizione umana.
Il pensiero debole respira del clima culturale generale e sistematizza e rielabora un modo diffuso di pensare e di sentire aprogettuale, ripiegato sul quotidiano, meno teso a voler convincere attraverso forme di comunicazione forte.

alcuni tratti di una visione sapienziale del vivere

Quali tratti devono qualificare l'atteggiamento dei cristiani in un contesto di recupero della soggettività, della quotidianità, dei percorsi limitati, dei significati deboli?

ridefinire elementi del messaggio cristiano
Nel contesto della presente cultura è chiamata in causa la figura di Dio. La fede viene vissuta più in termini di debolezza che non di forza.
Sotto questo profilo è importante il recupero del mistero dell'incarnazione, come mistero dell'inabissamento di Dio nel mondo, di un Dio che si spoglia, e condivide in Gesù Cristo l'esperienza della precarietà e del limite della condizione umana. L'incarnazione è il segno del nascondimento e del silenzio di Dio.
Proprio l'attuale situazione esistenziale ci fa riscoprire la centralità della teologia della croce, come riscatto del negativo e del non senso, della sofferenza, del fallimento. Il non senso acquista senso grazie alla compagnia che Dio ha fatto all'uomo anche nelle situazioni esistenziali più perdenti.
La lettura corretta dell'attuale situazione di sapienzialità richiede un più consapevole utilizzo della dimensione simbolica. Il simbolo oltrepassa i limiti della dialettica e della differenza, parte dalla differenza, ma mette insieme il diverso, evocando qualche cosa che sta costantemente oltre. È per una visione dinamica della storia come la dialettica, ma a partire dalla diversità accettata, secondo la categoria della differenza.

tratti di una spiritualità sapienziale: pregare e praticare la giustizia
Come vivere da cristiani dentro una situazione precaria, provvisoria, caratterizzata da progetti deboli? L'atteggiamento di fondo, ispirato alla dimensione sapienziale della vita, che può caratterizzare il modo di essere del credente è il pregare, o meglio, "pregare e fare ciò che è giusto per gli uomini", secondo l'espressione usata da Bonhoeffer per indicare la carta di identità del cristiano.

  1. Essere alla presenza e essere abitati da Dio. Il pregare non deve intendersi come il dire o fare preghiere ma come un atteggiamento esistenziale di essere al mondo proprio del credente, che è consapevole di vivere alla presenza di Dio e di essere abitato da un Dio che è più intimo dell'intimo di me stesso, che è consapevole di un Dio che sta oltre e che sta dentro di me.
  2. Esperienza di Dio nel mondo e del mondo in Dio. Da un altro punto di vista il pregare può essere caratterizzato come esperienza di Dio che è nel mondo, dentro la storia degli uomini, che ha condiviso la loro storia e come esperienza del mondo in Dio, in una prospettiva di apertura della storia verso il mistero, l'assoluto, la trascendenza.

L'atteggiamento del pregare nella vita di Israele è legato soprattutto all'ascolto (Shemà Israel, ascolta Israele). L'origine del pregare è dall'alto ed implica il fare silenzio per accogliere il messaggio che viene dall'altro.
La preghiera, nel contesto di alleanza, si presenta simultaneamente come esperienza della presenza e dell'assenza di Dio. Il Dio alleato è il Dio che proibisce di costruire sue immagini. L'assenza rinvia l'uomo alle proprie responsabilità terrestri. Il Dio solidale non è un Dio che si sostituisce all'uomo.
In Giobbe la preghiera di domanda si purifica. Dio non risponde alla domanda dell'uomo, ma allarga gli enigmi.
Centrale per i primi cristiani è l'eucaristia. La preghiera è soprattutto convivialità. Il banchetto eucaristico è convivialità celebrata in quanto preceduta da una convivialità vissuta nella comunione fraterna e nella condivisione delle cose e in quanto spinge ad una ulteriore e più intensa convivialità da vivere nel quotidiano. Già i profeti dicevano che il culto ha senso in quanto culto della vita.

alcuni connotati del pregare
a. Superamento degli spazi separati. È il passaggio dal sacro al santo. Gesù rompe l'ordine del sacro in nome di una santità delle cose interna alle cose stesse. La santità viene dalle cose stesse, dalla vita, dalla quotidianità. Non c'è più bisogno del tempio, del luogo sacro, separato, delle persone sacre, al tempo degli "adoratori in spirito e verità". Come superare gli spazi separati, come riuscire a chiedere il pane chiedendo il regno e chiedere il regno chiedendo il pane? Come recuperare dentro la vita quotidiana l'apertura verso qualcosa che la trascende?
b. L'utilità dell'inutile. Il pregare è nell'ottica della gratuità. È una dimensione del tutto controcorrente in una società in cui conta solo ciò che è utile, ciò che è produttivo. La preghiera è di per sé inutile ed improduttiva, o meglio è utile rispetto alla crescita nell'essere. È l'utilità dell'inutile.
È anche l'atteggiamento di stupore nei confronti della bellezza del creato, nella sua dimensione di gratuità, oltrepassando un atteggiamento puramente utilitaristico. È la capacità di guardare le cose in profondità, cogliendone l'apertura al mistero e alla trascendenza.
c. La recettività. Il cristianesimo è religione del ricevere, del lasciarsi fare, del lasciarsi amare, non del dare, del fare, dell'avere. Poiché è Dio che ci viene incontro il problema è di creare dentro di noi le condizioni per accogliere il Dio che viene. La recettività implica una impegnativa ascesi, la coltivazione dell'attitudine al silenzio, al vuoto, alla povertà per poter accogliere. Vertice di questa ascesi è l'economia del dono restituito, che ci purifica di tutte le logiche possessive per poter accogliere l'altro come altro, quindi in modo più ricco. È il sacrificio che Abramo fa di Isacco: nel momento in cui rinuncia, il figlio gli viene restituito, ma in modo nuovo, più pieno.
d. Attenzione al presente e apertura al futuro. L'escatologia cristiana implica la coltivazione di un impegno responsabile a costruire dentro al presente cammini di liberazione e apertura costante all'imprevedibile, implica di far propria l'espressione dell'Apocalisse: Vieni Signore Gesù, nel momento in cui sono immerso nella edificazione della storia.

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