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Il dolore del mondo: in dialogo con il libro di Giobbe

La Scrittura è un libro ospitale, al punto da dare spazio non soltanto a quelle storie che possono edificare...: storie di uomini di Dio, paladini della fede, gente che è stata in grado di rimanere fedele al Signore anche di fronte a terribili difficoltà. Trovano accoglienza nella Bibbia anche quelle storie che nessuna biografia vorrebbe accogliere, vicende di gente sbagliata, vite fatte di errori e cadute, storie di fallimenti e tradimenti. Neppure la violenza viene censurata. Non certo perché la Bibbia è un libro violento, come troppo superficialmente si afferma; piuttosto perché la sapienza biblica sa che la violenza non va rimossa, negandola: in tal modo essa rimarrebbe latente e riemergerebbe non appena si abbassasse la guardia. Per annunciare la giustizia e la pace, ingredienti base del mondo come Dio lo vuole, bisogna osare guardare nell'abisso dell'animo umano, nelle sue zone d'ombra...
Nella Bibbia, dunque, si parla di violenza, di male inferto e subìto, di guerre, di stupri, di vendette... Ma il male, oltre ad essere narrato, viene pure problematizzato, interpellato... consegnando a chi legge la memoria di quanto successo, quale denuncia dell'ingiustizia...
Il libro di Giobbe mette in scena un dramma che dà voce al dolore innocente che non trova spiegazione nell'agire umano. Un dramma senza censure né rimozioni e tanto meno zone franche, nemmeno per Dio.

(Lidia Maggi in "Rocca" 15 febbraio 2011)

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