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Una lettura "laica" di Genesi 4,1-16 (Caino e Abele)

sintesi della relazione di Giuseppe Barbaglio
Verbania Pallanza, 20 novembre 1994

Nella lettura e interpretazione di Genesi 4,1-16 seguirò il quarto e quinto significato illustrati da Armido Rizzi a proposito di lettura "laica" della bibbia e cioè mi atterrò ad una lettura scientifica e critica che affronta lo studio della bibbia con gli stessi strumenti utilizzati per leggere qualsiasi altro testo dell'antichità e cercherò nella bibbia delle prospettive di senso, dei valori per il nostro vivere di uomini, credenti o non credenti.

L'antefatto."L'uomo (Adam = il terrestre) si unì ad Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: 'Ho acquistato un uomo dal Signore'".
Dopo la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino di Eden finalmente qualcosa di positivo, la nascita di un figlio, il cui nome è spiegato secondo un'etimologia popolare espressione della religiosità: poiché in ebraico qanah significa acquistare, il nome Caino esprime la concezione del figlio come dono di Dio.
"Poi Eva partorì ancora suo fratello Abele".
Il personaggio principale del racconto è sin dall'inizio Caino. Abele non è presentato come fglio di Adamo ma come fratello di Caino e la parola fratello è ripetuta ben sette volte lungo il racconto. L'autore del racconto pone al centro la realtà della fraternità. Come Adamo ed Eva sono prototipi della umanità, così Caino ed Abele lo sono della fraternità, gli uomini cioè sono tra loro fratelli. Di Abele inoltre non si spiega il significato etimologico, anche perché più che un nome proprio è un nome comune, che ha pertanto una valenza simbolica. In ebraico hebel significa "respiro" "alito" e ritorna spesso nel libro del Qoelet: "Tutto è hebel", tutta la realtà è inconsistente, è un "soffio", ha la consistenza di un alito.
"Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo".
Sullo sfondo del rapporto tra questi due fratelli c'è anche il rapporto tumultuoso di due popoli: gli ebrei delle origini erano pastori seminomadi, che solo in seguito diventarono sedentari stanziandosi in una terra popolata dai cananei che erano agricoltori. Secondo alcuni il racconto di Caino e Abele sarebbe stato alle origini un racconto sociale. Entrato nella bibbia diventa racconto prototipico dello scontro fraterno.
Il peccato originale, originale non tanto in quanto cronologicamente primo ma in quanto rappresenta l'essenza stessa del peccato, comune pertanto a tutti i peccati, mentre in Adamo ed Eva era visto nel rapporto dell'uomo con se stesso, come rifiuto della propria creaturalità, come sogno di onnipotenza, qui è colto nel suo versante sociale, nel rapporto dell'uomo di fronte al fratello in quanto altro.
"Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore. Anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso" (diversità delle offerte) "Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta".
È qui presentata una diversità un po' umiliante per Caino e gratificante per Abele. Non si spiega il motivo del diverso accoglimento e se non lo si spiega vuol dire che non è questo l'aspetto più importante o interessante.
"Caino ne fu molto irritato"
Caino la prese proprio male, non riesce ad assorbire la frustrazione, non accetta l'umiliazione.
"e il suo volto era abbattuto"
L'immagine è quella di uno che cammina con la testa bassa e con lo sguardo fisso a terra. Interviene di nuovo il Signore, che in una lettura laica, al di là di riferimenti religiosi, potrebbe essere inteso come la coscienza o, senza mancare di rispetto, il grillo parlante di Pinocchio:
"Il Signore disse allora a Caino: Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto?" (è la voce di una coscienza buona) "Se agisci bene non dovrai forse tenerlo alto?" (è un'analisi psicologica) "Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta" (si potrebbe pensare ad un cane accovacciato, invece il contesto è molto minaccioso) "verso di te è il suo istinto" (il peccato è qui presentato come una mala bestia accovacciata alla porta dell'uomo, nel suo centro decisionale) "ma tu dominalo".
Nell'ebraismo si ha una concezione sostanzialmente positiva delle possibilità umane. L'uomo è essenzialmente integro, libero, pienamente responsabile, pertanto ha la possibilità di dominare la mala bestia. In seguito Paolo, Agostino e Lutero avranno una visione meno positiva dell'uomo.
"Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise".
Il racconto dell'omicidio è espresso in poche parole, neppure un versetto. L'interesse del racconto non è sull'omicidio in se ma su ciò che lo precede e su quello che segue.
Innanzitutto sulle cause: la soppressione dell'altro nasce da una soggettività che non accoglie la diversità dell'altro, Caino, frustrato, non accetta Abele gratificato. L'omicidio nasce dall'uomo che accetta solo se stesso e altri uomini come se stesso.
Poi le conseguenze: Caino rifiuta di avere un fratello e di essere fratello. Caino ("Non lo so") ha cancellato il fratello dalla realtà della sua mente ("sono forse il custode di mio fratello?"). L'omicidio è visto come cancellazione totale dell'altro dal proprio mondo. Caino, cancellando Abele, cancella anche se stesso, cancella il suo essere fratello.
Abele, che non ha mai parlato, una volta ucciso, fa sentire la sua voce: "la voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo". È la voce del violentato, del crocifisso, che esige giustizia. La terra (l'uomo è il "terrestre" che è fatto di terra) è profanata.
"Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti." (La profanazione della terra produce la sua ribellione) "Ramingo e fuggiasco sarai sulla terra".
"Disse Caino al Signore: 'La mia colpa è troppo pesante da portare. Ecco tu mi scacci oggi da questo suolo, e io mi dovrò nascondere lontano da te" (questo è importante in una prospettiva religiosa: l'uomo perde il fratello perché l'uccide, perde la dimensione sua di fraternità e perde la terra) "io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra non coltivata e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere'". Si è stabilita ora una catena: l'omicida incontrerà altri omicidi sulla terra non coltivata.
Ma il Signore vieta la vendetta: "Ma il Signore gli disse: 'Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte'".
Qui il Signore protegge la vita di Caino anche se è omicida. Il divieto è espresso in una forma plastica: chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte, cioè innumerevoli volte. Alla violenza non si può rispondere con la violenza. Subirà la vendetta: la vendetta è la vindicatio, il diritto dell'ucciso.
"Il Signore impose un segno a Caino perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato". Dio si cura della vita di Caino, si fa il custode della vita di Caino. Dio qui non è bifronte, mysterium fascinans e mysterium tremendum, ma ha un'unica faccia, quella di difesa del diritto di Abele e di difesa della vita dell'omicida.
"Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nord a oriente Eden"
Così, con una notazione geografica si chiude questo racconto denso, pieno di senso per chi crede e per chi non crede a Dio.

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