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sintesi della relazione di Ettore Masina
Verbania Pallanza, 15 novembre 2003

Affronto il problema nella veste di testimone, di "viaggiatore tra i dannati della terra", come una volta mi chiamò don Giacomini.

l'ordine sovversivo del vangelo

Tanti sono i modi di intendere l'ordine nella vita e nel mondo. Diversi sono l'ordine cercato da una casalinga italiana per la propria casa e quello cercato da una donna tuaregh per la propria tenda. C'è l'ordine degli artisti e quello dei generali nazisti de "l'ordine regna a Varsavia". Se poi dovessimo prendere in considerazione i dizionari ci accorgeremmo che nelle definizioni di ordine manca qualsiasi criterio etico che non sia quello dell'autorità.
L'aver unito nel titolo ordine a disordine vuol dire che l'ordine che regna nella società di oggi è in realtà un disordine, produttore di violenza, di aberrazioni e di morte.
La grande maggioranza della popolazione è convinta di vivere in un ordine solo un po' disordinato. Anche i gravi problemi avvertiti, dal degrado ecologico, al problema del traffico, allo smantellamento dello stato sociale, alla sperequazione delle ricchezze, vengono percepiti come malfunzionamenti dell'unico ordine possibile, quello neocapitalistico. Se dichiariamo la nostra obiezione di coscienza a questo disordine siamo ritenuti sovversivi da evitare con cura. Il cattolicesimo, prima del Concilio, è stato vissuto prevalentemente come moderatismo politico o come adesione all'ordine borghese. Mounier lamentava che prima della guerra piccoli manifesti ripetessero: "Contro ogni avventura votate cattolico", rimarcando il contrasto con quanto si diceva dei cristiani di Tessalonica: "Costoro mettono sottosopra il mondo".
Un credente il concetto di ordine lo trova in Luca 4,18-19: "Lo Spirito del Signore (...) mi ha mandato per annunciare ai poveri il lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi e per predicare un anno di grazia del Signore". L'ordine annunciato da Gesù è un ordine eversivo nei confronti degli ordini umani: parla non di leggi e di regolamenti, ma di liberazioni e di perdono. Dovremmo cogliere l'intollerabilità tra vangelo e realtà del potere terreno. La Chiesa, dice la Lumen Gentium, riconosce nei poveri l'immagine del suo fondatore: l'ordine per i cristiani va letto attraverso la condizione dei poveri.
Ma è difficile questa lettura sia perché è scomoda, sia perché i grandi mezzi di informazione tacciono o disinformano sulle grandi tragedie della povertà.

le guerre

Le guerre sono i segni più manifesti del disordine imperante. L'ordine delle guerre è quello dei cimiteri.
Le guerre moderne colpiscono per generazioni, ben oltre gli armistizi. I defolianti usati dall'esercito statunitense in Vietnam continuano ancor oggi a far nascere bambini deformi. Così pure nel Kossovo, in Somalia e in Iraq accade lo stesso per l'impiego di proiettili con uranio impoverito.
In tutto il mondo, ogni giorno, sono mutilati o uccisi da mine 26mila persone, in maggioranza bambini, in zone in cui la pace è tornata teoricamente da anni.
Inoltre le guerre non producono solo mali fisici, ma anche psichici.
Le guerre poi non si fanno per gli scopi pubblicamente dichiarati. È del tutto illogico e irrazionale per esempio pensare di sconfiggere il terrorismo con la guerra. Normalmente le guerre si fanno per volere dei grandi potentati economici. La spaventosa e ai più ignota guerra in Congo, che ha già prodotto 4 milioni di morti, è animata dalla volontà di controllare possesso e produzione di preziosi minerali (cobalto, coltan, petrolio, rame, diamanti).

le ingiustizie

Il disordine mondiale è reso manifesto dalla enorme sperequazione delle ricchezze. Il Brasile, uno dei paesi più ricchi al mondo, è stato per 25 anni il paese con la peggiore distribuzione di reddito. L'1 per cento più ricco della popolazione ha un reddito superiore a quello del 50 per cento della popolazione. L'1 per cento dei proprietari terrieri possiede il 43 per cento dei suoli fertili. Più di 9 milioni di famiglie sono sotto la soglia di povertà. E dire che per 30 anni, fino al 2002, il sistema neocapitalista ha governato l'economia brasiliana in piena libertà.
Moltissime altre realtà, a cominciare dalla tragedia di milioni di persone costrette a migrare dalla fame e dal terrore, si potrebbero elencare per dimostrare come l'ordine mondiale in realtà è un disordine.

un attacco contro la creazione

Nessuno può avere nostalgia della guerra fredda, durante la quale sono state dilapidate enormi somme di denaro per costruire armi al posto di ospedali, centri di ricerca scientifica, scuole, musei e si è seminato odio e zizzania, finanziando guerre locali.
Ma la fine della guerra non è stata la fine del disordine. L'Unione Sovietica si è sgretolata, ma non ha vinto quella parte del popolo degli Stati Uniti che aveva saputo conquistare con la nonviolenza i diritti civili per i cittadini neri, animare le lotte contro la guerra colonialista del Vietnam, costruire una grande cultura letteraria, musicale e cinematografica. Capitalismo e imperialismo si sono trovati senza più limiti alla propria avidità. Anche l'ONU non è stata ritenuta più necessaria.
Con il crollo del muro di Berlino assistiamo a una vera e propria escalation politica del Capitale americano. Per vincere le elezioni è necessario stringere legami stretti con il potere economico. Le multinazionali da sempre saccheggiano i paesi più poveri, schiacciandoli nella morsa del commercio estero che paga pochissimo le materie prime e fa pagare moltissimo i manufatti indispensabili ai paesi non industrializzati. Dal 1990 in poi le multinazionali stanno cercando addirittura di accaparrarsi i beni più preziosi e vitali, come l'acqua, acquistando le reti idriche e imponendo costi insostenibili alle popolazioni più povere. È davvero un attacco alla creazione.
La ristrutturazione capitalistica sta avvenendo con l'affermarsi della globalizzazione, che annulla distanze geografiche, confini, provocando anche una omogeneizzazione culturale, all'insegna della provvisorietà. Una improvvisa ondata di flussi monetari speculativi può alterare o sconvolgere l'economia di ogni paese, il posto di lavoro diventa flessibile: tutto tende a diventare provvisorio.
Persino gli accordi internazionali portano al disordine piuttosto che all'instaurazione di un ordine migliore. Gli Stati Uniti, mentre premono perché si creino aree di libero commercio con i paesi confinanti (NAFTA), nello stesso tempo sostengono la produzione nazionale con contributi che la rendono assolutamente competitiva.
Anzi, l'America di Bush sta agendo con superbia imperiale, abbandonando accordi internazionali come quello di Kyoto, per sostituirli con accordi bilaterali, nei quali la disparità di forze tra i contraenti è ovvia.
L'ideale di una pace e di una giustizia universale si allontana tanto più quanto più gli Stati Uniti pretendono di godere una sorta di esenzione giuridica dalle convenzioni internazionali, rifiutando ad esempio di aderire ad una Corte penale internazionale contro i reati di guerra. Inoltre con la rivendicazione del diritto a scatenare guerre preventive Bush e il suo governo hanno affossato secoli di progresso nella giurisprudenza internazionale, progresso a cui gli Stati Uniti avevano contribuito in modo determinante.
Dopo l'11 settembre sono state proclamate leggi che a stento possono essere dette costituzionali: persone incarcerate e inquisite a lungo e poi rimesse in libertà senza spiegazione, il trattamento dei prigionieri a Guantanamo... Gli Stati Uniti sono diventati una democrazia illiberale che pretende di portare la democrazia... È una politica imperiale che ha disprezzo per la sovranità altrui.
Del resto impostazioni simili sono sempre esistite soprattutto nei confronti dei paesi vicini, nei quali si sono sostenute le peggiori dittature.
Ci sono due ipotesi che cercano di spiegare il perché di questo disordine. Secondo la prima gli Stati Uniti si trovano a fronteggiare una situazione di decadenza proprio perché sarebbe finita l'idea del mercato come supremo organizzatore dell'ordine mondiale: la deregulation selvaggia ha portato al naufragio. Per altri invece Bush, affidandosi ai neoconservatori, ritiene utile per l'America uno stato di instabilità mondiale.

le speranze

Gli Stati Uniti stanno comunque soffrendo di una crisi profonda di amicizie e non solo da parte delle popolazioni dell'America Latina. L'appiattimento sulle posizioni di Sharon li ha inimicati a tutti i popoli arabi. L'impreparazione a gestire la situazione in Afghanistan e in Iraq ha fatto diminuire il loro prestigio nei paesi europei.
Anche il tentativo di governare l'organizzazione mondiale del commercio incontra sempre maggiori difficoltà e ostilità.
Si aprono scenari inediti di speranza: la vittoria di un socialismo dal volto umano in Brasile, la dimensione ormai mondiale del movimento per la pace, l'obiezione di coscienza in paesi fortemente pervasi da nazionalismo come Israele e Palestina, tantissime persone impegnate nel settore della solidarietà.
Non possiamo rassegnarci al disordine che opprime il mondo.

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