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In ascolto

Parlare di ascolto in tempo di terrorismo e di guerra potrebbe sembrare del tutto inattuale o addirittura fuorviante. Abbiamo bisogno di difenderci, di chiudere le porte.
Ascolto è invece aprire orecchi sul mondo, è apertura, è cammino. E' aprirsi agli altri, non chiudersi.
Mettersi in ascolto degli altri (e dell'altro che è in noi) non è poca cosa. Sappiamo tutti quanto è difficile trovare ascolto in una società in cui la parola si è inflazionata ed è quasi scontato che non la si ascolti più.
Gli uomini e le donne di oggi sembrano essere sempre più incapaci di ascolto.
Da un lato assistiamo al primato assoluto dato all'immagine (pubblicità, televisione, cinema...), che viene ritenuta più capace di persuadere, di attrarre, di imporsi, e che sembra aver messo da parte l'importanza dell'orecchio e dell'ascoltare.
Dall'altro l'enorme quantità di messaggi e di comunicazioni fragorose e spesso banali che continuamente ci piovono addosso riducono sempre più lo spazio del silenzio, premessa per ogni autentico ascolto. Ciò che importa e che è vincente non è la qualità di ciò che si ascolta e di come lo si ascolta, ma la quantità di ascoltatori, l'audience.
Il trionfo poi dell'individualismo significa chiusura nei confronti dell'altro e quindi dell'ascolto.
A questi motivi che sembrano indicare la difficoltà crescente ad un atteggiamento di ascolto se ne aggiunge uno nuovo e ben più preoccupante: la paura dell'altro, alimentata dall'attuale situazione internazionale. Il terrorismo e la guerra rischiano di essere letali per l'ascolto o, per lo meno, possono stravolgerne il significato. L'ascolto non è più espressione di apertura, ma di chiusura:
"Taci! il nemico ti ascolta". Quando l'altro, il diverso da noi, è percepito come possibile nemico, si rendono più alte e più spesse le barriere della diffidenza e del sospetto. L'ascolto, da porta che mi mette in comunicazione con l'altro, diventa muraglia che mi separa e mi isola.
Se crediamo al dialogo come l'unica via possibile per un domani aperto alla speranza, l'ascolto autentico, l'ascolto come apertura, ne costituisce la premessa insostituibile.
Proprio la maggiore difficoltà di ascoltare e di essere ascoltati ci rendono più consapevoli dell'importanza dell'ascolto, di dare sempre più spazio nella nostra vita e nelle nostre città a momenti e luoghi che favoriscano l'ascolto, di far sì che anche nelle nostre comunità cristiane venga meno la netta prevalenza accordata al parlare sull'ascoltare.
Su questi temi si svilupperà il consueto itinerario che partirà da una analisi della nostra società a proposito della crescente difficoltà di ascoltare e di essere ascoltati, rilevandone i motivi e individuando alcune piste per riattivare l'attitudine dell'ascolto. Ci si interrogherà poi su come ripensare l'essere credenti oggi in un contesto di crescente difficoltà all'ascolto e di maggiore consapevolezza della sua importanza. Come rimettere al centro della nostra vita di uomini e di credenti l'ascolto? Come lasciarci interpellare dalla realtà di oggi e come illuminarla con l'esperienza cristiana? Come aprirci all'ascolto dell'altro? Come educarci oggi all'ascolto?

Al primo incontro (quale spazio all'ascolto nella civiltà dell'immagine) tenuto dalla dott.ssa Emanuela Mora, dell'Università Cattolica di Milano, (sabato 17 novembre 2001), seguirà l'incontro biblico (15 dicembre 2001), con Giuseppe Barbaglio sulla centralità dell'ascolto nelle Scritture ebraiche e cristiane. Armido Rizzi (19 gennaio 2002) rifletterà sul Dio biblico "grande orecchio teso sul mondo a raccogliere ogni umana sofferenza". Due incontri saranno dedicati all'esigenza di mettersi in ascolto delle diversità: le persone omosessuali, con Domenico Pezzini e Giannino Piana (16 febbraio 2002) e l'islam, con Khaled Fouad Allam (16 marzo 2002). Una riflessione sull'etica e sulla spiritualità dell'ascolto concluderà questo percorso, con Giannino Piana (13 aprile 2002).
Come ogni anno uno spazio a parte sarà lasciato al fare memoria di un significativo testimone del nostro tempo: padre Ernesto Balducci. Il nostro cammino di oggi è meno oscuro anche grazie alla sua testimonianza. Luciano Martini e Severino Saccardi del gruppo di "Testimonianze", la rivista fondata da Balducci, saranno i relatori (11 maggio 2001).

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